Roma, 13 lug. (askanews) – “I dati e le prove della relazione che stiamo pubblicando oggi mostrano che c’è un percorso che mette fine all’Adis entro il 2030. Il percorso che mette fine all’Aids è lo stesso percorso che aiuterà le società a essere preparate per le pandemie future e che aiuterà anche i Paesi a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile”: lo ha affermato Winnie Byanyima, direttrice esecutiva di Unaids, il Programma delle Nazioni Unite per l’Hiv e l’Aids, in una conferenza stampa a Ginevra.
L’Onu aveva inizialmente fissato per il 2015 l’obiettivo di mettere fine all’Aids, come minaccia per la salute pubblica entro il 2030. Secondo Byanyima, i maggiori progressi contro l’Hiv, il virus che causa l’Aids, sono stati fatti nei paesi e nelle regioni dove si sono fatti importanti investimenti. Ad esempio in Africa orientale e del sud, dove le infezioni di Hiv sono diminuite del 57% dal 2010.
Botswana, Eswatini, Rwanda, Tanzania e Zimbabwe hanno già raggiunto gli obiettivi 95-95-95 targets. Ciò significa che il 95% delle persone che vivono con l’hiv conoscono la loro situazione; il 95% di coloro che sanno di avere l’hiv sono sotto trattamento con anti-retrovirali; e il 95% di chi è sottoposto al trattamento riusce a guarire dal virus.
Almeno 16 altri paesi sono vicini a questo obiettivo; tra di loro ci sono 8 paesi dell’Africa sub-sahariana, Danimarca, Kuwait e Thailandia.