Santarcangelo di Romagna, 12 lug. (askanews) – Le arti performative come spazio per la creazione di risposte diverse, di visioni alternative della realtà, di nuove e inedite opportunità. È questo lo spirito che anima la 53esima edizione del Santarcangelo Festival, che porta nella cittadina romagnola teatro, danza e performance che vogliono mettere in discussione il nostro modo di guardare a ciò che chiamiamo realtà. “Secondo me questo è proprio il ruolo dei festival come Santarcangelo – ha detto ad askanews il direttore artistico Tomasz Kirenczuk – ma anche degli altri festival, quello di provare a costruire uno spazio in cui si possano immaginare le alternative per quanto riguarda il modo in cui viviamo, il modo in cui funziona il mondo. Sappiamo benissimo che la modalità in cui funziona adesso non sono più sostenibili. Secondo me condividere quello non non vuol dire che subito qualcosa cambierà, ma almeno ci permette di capire che esistono modi diversi, e questo magari può suggerirci una riflessione per andare un po’ più avanti e metterci in azione”.
Il titolo dell’edizione 2023, che si appoggia a nuovi spazi e si diffonde realmente nei diversi territori e ambienti della cittadina romagnola, è “Enough not Enough”. “Questo Enough – ha aggiunto il direttore – vuole dire io non ce la faccio più e allora inizio a fare la mia parte che può essere l’arte, può essere l’attivismo, può essere qualsiasi altra scelta della vita che comunque viene da una coscienza, da una coscienza che riguarda proprio il nostro posizionamento, il nostro ruolo, le nostre necessità”.
E’ chiaro dunque che la valenza dei messaggi che si vogliono mandare è artistica e culturale, ha a che fare con le visioni del teatro, della danza, dell’azione performativa, ma non solo, propio per la natura dello stare consapevolmente su un palco davanti a una cittadinanza. “Parlare ed esibirsi in uno spazio pubblico – ha detto Kirenczuk – è un atto politico, allora dove ci porta e cosa vuol dire questo atto politico ci interessa moltissimo. Per fare questo festival noi siamo in simbiosi con la cittadinanza, con la città perché per fare questo festival noi dobbiamo chiedere ai cittadini di darci in prestito la città”.
L’atmosfera è a suo modo magica: i lavori degli artisti possono arrivare ovunque, per i giorni del festival le arti diventano il respiro stesso di Santarcangelo, che intorno a un’idea di teatro nel senso più largo del termine costruisce un messaggio molto forte per dire: noi siamo nostri contemporanei. E questa frase, apparentemente banale, in realtà, se la considerate con attenzione, può avere una forza dirompente. (L.M.)