Roma, 11 lug. (askanews) – L’Italia è il secondo Paese europeo per produzione siderurgica, con un valore di fatturato pari a 60 miliardi di euro. Il comparto siderurgico è uno dei pilastri dell’economia nazionale: la produzione di acciaio interessa gran parte della manifattura italiana e dà lavoro, considerando l’indotto, soprattutto metalmeccanico, a milioni di persone. Ma, nel 2022, la sua produzione non è riuscita a soddisfare la domanda. Ma quest’anno l’effetto è decisamente rientrato, anche se non mancano comunque problemi da affrontare e risolvere.
I report più recenti infatti spiegano che, nel 2023, andrà in modo decisamente diverso. Importante il lavoro di quelle aziende che comprano acciaio grezzo dalla grande distribuzione, lo lavorano e lo vendono alle imprese del settore con timing decisamente ristretto: “Non tutti sanno -sottolinea in una nota Marco Gatti, Ceo di Steel spa società piacentina leader nel campo della distribuzione dell’acciaio- come funziona il mercato. Le acciaierie vendono il prodotto in grandi quantità e chiedono il saldo immediato o comunque garanzie bancarie importanti. Condizioni che non permettono di procedere all’acquisto a cuor leggero. Siamo noi allora a intervenire e, di fatto, a impedire il blocco dell’intero comparto. I nostri magazzini rappresentano il bacino cui le imprese possono attingere, con effetti positivi sia per i tempi della fornitura che sono rapidissimi che per il pagamento dilazionato”.
Da Piacenza dunque l’esperienza di un’azienda che per la siderurgia rappresenta un punto di riferimento importante: “Ma dei ma non mancano -spiega ancora Gatti. Gli ultimi anni sono stati molto complicati e i problemi esistono ancora oggi. Fino a qualche mese fa, la vendita degli acciai speciali ha subito un aumento significativo per il caro bollette. E così al momento dell’ordine veniva fissato un prezzo al quale poi, al momento della consegna, bisognava aggiungere un extra proprio per le continue oscillazioni del mercato dovute appunto all’aumento del costo dell’energia. Oggi invece viviamo una situazione completamente diversa ma altrettanto difficile da gestire”.
Condizioni diverse, dunque, ma obiettivo identico: permettere al mondo della siderurgia italiana e dei settori connessi, come quello metalmeccanico, di funzionare senza tentennamenti: “L’energia ora costa meno -sottolinea Gatti. E se prima bisognava aggiungere un extra, ora accade che al costo iniziale dell’acciaio bisogna effettuare una detrazione. Ma il problema che abbiamo davanti è un altro ed è dovuto proprio alla flessione del costo della materia prima. I consumatori finali sanno che il mercato è in continuo movimento e, come accade in Borsa, cercano di procedere all’acquisto con il prezzo più vantaggioso. E così aspettano e danno fondo ai propri magazzini”.
Il rischio è evidente ed è quello di arrivare a un certo punto al completo esaurimento della materia prima e quindi al blocco della produzione: “Ed è per questo -conclude Gatti- che aziende come la nostra devono saper gestire i vari momenti storici nel modo migliore possibile. Se i magazzini dei nostri clienti possono, a un certo punto, svuotarsi, i nostri al contrario devono essere in grado di dare sempre risposte immediate. L’aiuto delle nuove tecnologie, l’uso degli algoritmi e un pizzico di esperienza, che non guasta mai, ci permettono di mantenere in piedi l’intero comparto. A tal punto da essere diventati fornitori non solo in Italia ma anche in Europa, esportando acciai speciali in tutti i paesi dell’ex Jugoslavia, in Spagna, in Portogallo, in Germania e in Austria”.