Roma, 11 lug. (askanews) – Fornire mezzi agronomici pratici, efficienti e sostenibili per migliorare la fertilità del suolo e facilitare la gestione della coltivazione di vite, cece e pisello attraverso la realizzazione di tè di compost potenziati con consorzi microbici ricchi di microrganismi benefici, dotati di capacità biostimolante e di biocontrollo. Questo l’obiettivo principale del progetto PLANTìA (From plant wastes to compost tea and microbial consortia) coordinato dal Crea Orticoltura e Florovivaismo, in collaborazione con l’Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del Cnr e il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Il progetto partirà dopo l’estate.
Oltre alla fertilità, il nuovo prodotto, a base di estratto acquoso fermentato, ricavato da compost vegetale, sarà testato in campo per valutare la capacità di difesa della vite da oidio e peronospora e delle leguminose da patogeni fungini trasmessi dal seme.
Il progetto nasce nell’ambito della Nature Restoration Law che mira a ripristinare l’80% degli habitat naturali danneggiati, dalle foreste ai terreni agricoli, promuovendo la biodiversità dell’ecosistema e riducendo del 50% l’uso di sostanze chimiche in agricoltura e si propone, con un approccio innovativo, di rendere il suolo più fertile, rigenerato e vivo per migliorare la salute delle piante e, di conseguenza, la qualità e la quantità delle produzioni.
Il team di ricercatori, guidato dal CREA Orticoltura e Florovivaismo, si occuperà della produzione di “compost tea” dai quali isolare microrganismi benefici con caratteristiche biostimolanti e di biocontrollo. Questi consorzi microbici saranno usati contro i principali patogeni di vite, cece e pisello e sarà valutata in laboratorio e in campo l’efficacia dei trattamenti a base del prodotto fermentato acquoso ottenuto.
Al termine del progetto saranno disponibili nuovi prodotti biofertilizzanti e di biocontrollo da impiegare su vite, cece e pisello per aumentarne la salubrità ambientale e la qualità nutrizionale, grazie a una superiore qualità biologica del suolo e alla riduzione dell’impiego di fitofarmaci che, tra l’altro, incideranno positivamente sulla qualità dell’aria e delle acque nelle aree agricole. In futuro, inoltre, sarà possibile adattare e trasferire i risultati ad altre colture, in virtù delle nuove conoscenze acquisite sulle dinamiche di interazione tra patogeni e microrganismi benefici.