Alluvione Emilia Romagna, 5mila le imprese agroalimentari colpite – askanews.it

Alluvione Emilia Romagna, 5mila le imprese agroalimentari colpite

Consumatori temono aumento prezzi prodotti Igp e Dop
Lug 11, 2023
Roma, 11 lug. – Sospensione della quota capitale delle rate dei finanziamenti in corso per 24 mesi, restituzione alle famiglie più in difficoltà degli interessi sui mutui delle case danneggiate dall’alluvione e un plafond di due miliardi di euro per finanziamenti a condizioni agevolate per il ripristino delle strutture danneggiate. Queste le misure per supportare le famiglie e le imprese colpite dalle inondazioni, messe in campo da Intesa Sanpaolo e annunciate dalla Direzione Agribusiness del Gruppo bancario nel corso del Food Summit Emilia Romagna. Ha fatto tappa a Bologna il 5 luglio l’evento itinerante dedicato alla valorizzazione delle eccellenze del territorio, organizzato da Gruppo Food, azienda B2B media specializzata nel settore alimentare.

Gli effetti dell’alluvione in Emilia Romagna, insieme a quelli dell’inflazione, si fanno sentire sui costi di produzione e quindi sul prezzo finale dei prodotti Igp e Dop locali, mentre i volumi venduti diminuiscono. Solo il Parmigiano Reggiano registra consumi in crescita, nonostante gli aumenti di prezzo. Infatti, secondo l’indagine di NIQ, vola negli acquisti con un +15,7% nei primi 4 mesi del 2023. Un andamento in controtendenza rispetto al resto dell’agroalimentare, che vede valori in salita, ma quantità in calo.

In Emilia-Romagna si contano 75 prodotti Dop e Igp: è la quinta regione italiana per numero di produzioni denominate che hanno generato nel complesso un impatto economico pari a 3,6 miliardi di euro nel 2021 (+10,9% sul 2020) che ne fanno la seconda regione in Italia per valore delle filiere Dop, Igp e la prima per il settore del cibo.
Le denominazioni che partecipano maggiormente al valore economico in regione sono il Parmigiano Reggiano Dop, il Prosciutto di Parma Dop, l’Aceto balsamico di Modena Igp, la Mortadella Bologna Igp, il Grana Padano Dop e la Piadina romagnola Igp.

CRESCE L’EXPORT NEL PRIMO TRIMESTRE, MA ALLUVIONE COLPISCE 5MILA IMPRESE: ANALISI INTESA SANPAOLO

Sono 11mila le aziende medio piccole impattate dall’alluvione, di queste, 5mila fanno parte della filiera agroalimentare per un valore di ricostruzione che sfiora il miliardo e mezzo. “L’intervento di Intesa Sanpaolo si è concentrato su due fronti: sostegno alle famiglie e continuità per le imprese”, spiega Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo. “Sul primo fronte abbiamo sospeso la quota capitale delle rate di pagamento dei finanziamenti per 24 mesi e restituiremo un importo pari agli interessi di sospensione sui mutui delle case danneggiate dall’acqua. Siamo stati anche promotori di una raccolta fondi in cui la banca ha contribuito con cinque milioni di euro. Per le imprese – aggiunge – abbiamo agito per sostenere gli interventi più urgenti, come la bonifica dei terreni, la sarchiatura dei campi e la ricostruzione dei magazzini. Ma abbiamo adottato anche soluzioni a medio e lungo termine per far ripartire le imprese, sospendendo le rate dei pagamenti per 24 mesi e finanziando fino al 100% i costi di ricostruzione con 36 mesi di preammortamento”.

Queste iniziative straordinarie, legate all’alluvione, si aggiungono alle soluzioni già dedicate al comparto dalla Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo e in particolare alle filiere, intese anche come fattore di resilienza. “Una delle soluzioni più valide per superare gli shock è lavorare in filiere di fornitura – spiega Cattozzi – ossia contratti trilaterali tra un grande capofiliera, la banca e i fornitori. In questo modo si agevola l’accesso al credito delle piccole aziende riconosciute come parte di una catena di valore e si offrono condizioni più favorevoli che singolarmente non avrebbero sui mercati finanziari. In sostanza la banca avvantaggia il piccolo operatore che lavora in filiera grazie al merito creditizio del capofiliera. A oggi sono attive 168 filiere nel settore agroalimentare italiano, con 6mila e 500 fornitori, con il coinvolgimento di 22mila dipendenti e un giro d’affari di 22 miliardi.

Complessivamente il comparto dell’agribusiness della regione si mostra forte: dalla ricerca presentata dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo emerge che -l’export agroalimentare dell’Emilia Romagna è più che raddoppiato dal 2008 al 2022, passando da circa 4 miliardi di euro a oltre 9,2. “Nei primi tre mesi del 2023 l’export ha sfiorato i 2,5 miliardi, con una crescita del 15,6% rispetto ai primi tre mesi del 2022, superiore alla media italiana che ha registrato un +12,6%”, spiega Stefania Trenti, Head of Industry research, direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.

“L’alluvione – sottolinea – ha colpito soprattutto la produzione di frutta. Infatti nelle province di Ferrara, Forlì/Cesena e Ravenna si concentra la maggior parte della produzione nazionale di alcune produzioni ortofrutticole, come nettarina/pescanoce 30%, susina 24%, albicocca 21%; kiwi 14%, kaki 27%”.

IL 91% DEI CONSUMATORI TEME AUMENTO PREZZI DOPO L’ALLUVIONE: INDAGINE DOXA.

In seguito all’alluvione in Emilia Romagna, il 91% dei consumatori intervistati nella ricerca Bva Doxa, si aspetta un aumento dei prezzi sui prodotti Igp e Dop, ma non un calo della qualità. Il 79% teme però che le disponibilità dei prodotti diminuiranno. Mentre la quasi totalità degli intervistati (94%) ritiene che lo Stato debba aiutare economicamente le aziende locali, ma anche che il consumatore finale possa fare la sua parte, acquistando prodotti Dop e Igp per sostenere i produttori danneggiati.

“Il livello di conoscenza dei marchi Igp e Dop è molto elevato – spiega Daniela Conti, head of FMCG BU BVA Doxa – l’83% dice di conoscerli bene o abbastanza bene e tutti danno importanza a questo comparto alimentare italiano, soprattutto perché tutela la qualità, ma anche perché fa conoscere le eccellenze della Penisola all’estero”.

Dalla ricerca emerge che a riconoscere maggiormente il valore di queste produzioni sono le persone tra i 51 e i 69 anni, vivono al sud o nelle isole e sono soprattutto le donne.

“L’80% degli intervistati – aggiunge – reputa che la calamità naturale che si è abbattuta in Emilia Romagna sia legata al cambiamento climatico. Infatti quella del cambiamento climatico è tra le principali preoccupazioni delle persone oggi, preceduta dal costo della vita e dell’energia”.

PARMIGIANO REGGIANO IN CRESCITA, PROSCIUTTO DI PARMA IN CALO: INDAGINE NIQ

“I prodotti d’eccellenza dell’Emilia Romagna, parmigiano reggiano, crudo di Parma, vino e pasta fresca, crescono tutti a valore nei primi 4 mesi del 2023”, spiega Stefano Cini, head of consumer analytics & geoMktg NIQ. “Il parmigiano reggiano però vanta tassi a doppia cifra di crescita anche nei volumi con un +15,7% e un incremento a valore del 18,2%. Al contrario, il prosciutto crudo di Parma, con quantità in calo del -14,7%, scende anche nei valori con il -4,7%”.

La pasta fresca, invece, cresce a valore dell’11,7% e resta stabile nei volumi (0,7%), segue l’ortofrutta con il +3% nei valori e volumi al -5,3%. Dopo c’è il vino con valori in salita del 2,4% e quantità vendute in calo del 4,9%.

Nell’attuale contesto socioeconomico, in cui il 38% dei consumatori si dichiara capace di permettersi solo lo stretto necessario e il 95% dice che risparmierà, “occorre pensare a logiche di geomarketing – ha spiegato Cini – cioè di differenziazione dei punti vendita, in modo da sfruttare le potenzialità, anche latenti, offerte dal territorio, impostando correttamente gli assortimenti dei singoli punti vendita”.

IMPRESE CHE GUARDANO AL FUTURO

Deco Industrie e Fruttagel sono state nel baricentro dell’alluvione, soprattutto lo stabilimento non alimentare di Bagnacavallo e il magazzino di stoccaggio dei semi lavorati alimentari a Sant’Agata Sul Santerno, invasi dall’acqua con più di 2mila tonnellate di semilavorati surgelati andate perse e danni superiori ai 4 milioni di euro. La grande mobilitazione interna all’azienda, la capacità dei soccorsi e una logistica distribuita sul territorio hanno però permesso alle due aziende di tornare produttive nel giro di pochi giorni, senza causare disservizi sul lato commerciale.

Superare il concetto di piccolo è bello ed entrare in un’aggregazione che funziona. È la logica della filiera smart emersa e ampiamente condivisa dalle aziende emiliano romagnole che hanno partecipato al Food Summit di Bologna, per vincere le prossime sfide del mercato.

Significative le esperienze di GranTerre, tra i maggiori organizzazioni di produttori della filiera lattiero casearia, e di Caviro, società cooperativa vitivinicola: hanno creato una rete di aziende, orientandole nell’innovazione e nella sostenibilità ambientale, moltiplicando la capacità industriale dei singoli con la forza del gruppo, rendendoli competitivi.

La filiera è un modello perfetto di economia circolare, per la sua capacità di creare un valore riconoscibile. I Consorzi ne sono l’emblema. Ne hanno parlato al Food Summit Nicola Bertinelli presidente del Consorzio del Parmigiano reggiano, e Federico Galloni, vice presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma. I Consorzi sono garanzia di una filiera certificata, promossa con un’intensa attività di comunicazione. Il Consorzio del Parmigiano reggiano, con il boom di vendite negli ultimi mesi, prevede nel prossimo piano di sviluppo un ulteriore passo verso i mercati internazionali soprattutto su quello statunitense.

Più dibattuto il tema dell’inflazione con il mercato del biologico che risente degli aumenti che impattano su una filiera complessa. Alce Nero sottolinea che il Green Deal prevede che il 25% di superficie agricola sia biologica, ma la quota di consumo del bio oggi in Europa è solo del 5%. La via è investire in educazione alla salute e incentivare la domanda.

A preoccupare i distributori è il calo delle quantità vendute per effetto dell’aumento dei prezzi. Di fronte al rallentamento del tasso di crescita dell’inflazione, Coop si mostra cauto, perché di fatto significa che i prezzi, seppure in misura diversa, continueranno ad aumentare. Da gennaio 2022 a oggi, i prezzi sui prodotti di largo consumo, su qualsiasi canale di vendita, sono aumentati del 23%. La previsione è che aumenteranno ancora e alla fine dell’anno un consumatore si troverà a pagare anche il 25% in più rispetto a due anni fa. La contrazione dei volumi di oggi, probabilmente è destinata a continuare con il rischio che le abitudini di consumo cambino e si attivi la competizione sui prezzi, per questo risulterà fondamentale modificare le promozioni. Per D.It sarà strategica la marca del distributore, su questa linea ha creato una marca premium che raccoglie le eccellenze in partnership con Slow Food. Anche CIA Conad ha lanciato un brand che raccoglie la produzione di fornitori locali per rafforzare il legame con il territorio.