Toronto, 29 giu. (askanews) – “Se loro diventassero più intelligenti di noi potrebbero sviluppare l’obiettivo di prendere il controllo e allora saremmo nei guai”. Quel “loro” è riferito all’intelligenza artificiale e a parlarne è Geoffrey Hinton, 75 anni, considerato il padre dell’AI. A 75 anni ha appena lasciato Google e ora gira per il mondo per parlare di reti neurali, machine learning e appunto intelligenza artificiale.
“L’Intelligenza artificiale non riesce ancora a eguagliarci, ma si sta avvicinando. Sono i grandi modelli linguistici che si avvicinano. Non capisco davvero perché riescano a farlo, ma possono fare piccoli ragionamenti”, ha detto Hinton parlando a Collision un evento tech a Toronto.
“Noi siamo solo una macchina. Siamo una macchina meravigliosa, incredibilmente complicata, ma siamo solo una grande rete neurale e non c’è motivo per cui una rete neurale artificiale non possa fare tutto ciò che noi possiamo fare”, ha spiegato.
“Penso che dobbiamo prendere sul serio la possibilità che se loro diventano più intelligenti di noi, il che sembra abbastanza probabile, e hanno obiettivi propri, il che sembra abbastanza probabile, potrebbero semplicemente sviluppare l’obiettivo di prendere il controllo. E se lo fanno, saremo nei guai”.
Secondo il ricercatore britannico naturalizzato canadese dipende poi dall’uso che si può fare dell’intelligenza artificiale.
“Se i ministeri della difesa la usano per realizzare robot da combattimento, sarà molto dannoso e spaventoso. E anche se il robot non è super intelligente e anche se non ha intenzioni proprie, farà solo quello che un Putin gli chiede, sarà molto più facile per i paesi ricchi, ad esempio, invadere i paesi poveri”.
“Penso che i progressi dell’AI siano inevitabili e probabilmente positivi, ma dobbiamo essere seriamente preoccupati di mitigare tutti i suoi lati negativi e preoccuparci della minaccia esistenziale”, ha concluso Hinton.