Milano, 27 giu. (askanews) – Il mercato dell’auto globale continua la sua moderata ripresa dopo il crollo del 2020, con stime per il 2023 di un +5% a 83 milioni di veicoli, per ritornare ai volumi pre-pandemia (90 milioni di veicoli) nel 2025. La ripresa sarà guidata dalla Cina che sta rapidamente diventando una “superpotenza” dell’automotive, aggiungendo al primato del mercato più grande del mondo anche quello di primo esportatore di auto, traguardo raggiunto nel I trimestre 2023 superando il Giappone. Nel contesto di moderata domanda, di forte riduzione delle tensioni sulle forniture e di costi ancora elevati a causa dell’inflazione, i margini dell’industria rimarranno sotto pressione. È quanto emerge dalla ventesima edizione annuale del Global Automotive Outlook di AlixPartners.
La crescita attesa nel 2023 è legata all’allentamento delle tensioni sulle forniture, come quelle dei semiconduttori. Dopo il 2025 si prevede una crescita più moderata della domanda (+3% medio annuo tra il 2024 e il 2027). L’incremento delle vendite di veicoli elettrici (Bev) continuerà e sosterrà i volumi complessivi del mercato, contro una riduzione dei veicoli con motore a combustione del 3% annuo circa.
Il mercato crescerà con un andamento diverso nelle regioni principali. Gli Stati Uniti cresceranno del +10% nel 2023 a 15,2 milioni di unità per poi attestarsi a un tasso del 3% annuo fino al 2027 quando le vendite torneranno quasi ai livelli pre-covid a 17,1 milioni di veicoli. Il recupero dei volumi per l’Europa nel 2023 sarà più contenuto (+6% a 15,9 milioni di unità) così come il tasso di crescita medio annuo al 2027 pari al 2%, per arrivare a 17,4 milioni di veicoli, pari all’85% circa dei volumi del 2019. La Cina continuerà a essere il mercato più grande del mondo con una crescita del 3% a 24,9 milioni di veicoli nel 2023 (24,8 milioni nel 2019), in ulteriore sviluppo fino a 29,1 milioni di veicoli nel 2027 (+4% annuo).
Nel 2023 per la prima volta nella storia, i brand cinesi supereranno quelli esteri con più del 50% del mercato locale (35% nel 2020) che sarà soddisfatto con veicoli prodotti da brand domestici (65% nel 2030). I brand cinesi contribuiranno anche alla crescita delle esportazioni, ma con effetti ancora limitati in Europa, dove si prevede un guadagno di market share dal 4% al 6% nel 2026.
“Controllo della tecnologia, supporti governativi, competitività di costo e modelli di business che rispondono meglio e più velocemente alle richieste del mercato sono la combinazione alla base del loro successo. I player tradizionali dovranno essere pronti a rivedere il proprio approccio per competere sul mercato Cinese e difendere le quote nei mercati occidentali”, afferma Dario Duse, Emea co-leader dell’Automotive & Industrial team e Country Leader Italia di AlixPartners.
A livello globale la battaglia per la distribuzione dei profitti sulla catena di fornitura continuerà a essere serrata. La profittabilità media dei costruttori, dal 2020 superiore a quella dei fornitori, si sta erodendo negli ultimi trimestri in virtù del contemporaneo allentamento delle tensioni sulle forniture e dell’affievolimento della domanda. Tuttavia negli ultimi 12 mesi l’indebitamento dei costruttori di auto è diminuito dell’8% (-94 miliardi di dollari), con un livello di copertura del debito pari a 19,2, mentre la liquidità è diminuita di 36 miliardi di dollari.
“Nel 2022 i costruttori sono riusciti a registrare ancora margini record, con Ebitda al 12,7% e con un divario di +2,8 punti percentuali rispetto alla profittabilità media dei fornitori che si è attestata al 9,9%, il punto più basso mai registrato dal 2009”, spiega Paolo Pucino, Partner dell’Automotive & Industrial team di AlixPartners. “La guerra per la re-distribuzione dei profitti lungo la catena di fornitura continuerà, ma i costruttori non disporranno di una leva prezzo come quella degli ultimi anni: nel primo trimestre 2023, i margini dei costruttori si sono abbassati al 12,1% rispetto al 15,5% registrato nel primo trimestre 2022”.
Negli ultimi 12 mesi, il calo di profittabilità, unita alla necessità di nuovi investimenti dettati dalla transizione verso il motore elettrico, ha comportato il crescere dell’indebitamento dei fornitori del 27% (+30 miliardi di dollari) e un abbassamento del livello di copertura del debito, che è passato da 8,2 a 6,7. L’aumento del livello di indebitamento richiederà un’attenzione ancora maggiore ai flussi di cassa soprattutto per quei fornitori che risentiranno maggiormente del declino del motore a combustione interna.