Ambiente, dal ‘Genova Process’ la Carta dei diritti degli oceani – askanews.it

Ambiente, dal ‘Genova Process’ la Carta dei diritti degli oceani

Il sindaco Bucci: orgoglioso che porti il nome della nostra città
Giu 27, 2023

Genova, 27 giu. (askanews) – A Genova si è tenuto oggi all’Ocean Live Park, il villaggio allestito nel Waterfront di Levante per l’arrivo dell’ultima tappa di The Ocean Race, l’ultimo Ocean Summit di una lunga serie iniziata proprio a Genova nel 2018, che ha portato alla stesura di una Carta dei diritti fondamentali degli oceani che sarà presentata il 18 settembre all’Assemblea generale delle Nazioni unite. Il documento è il risultato di un lavoro lungo cinque anni durante i quali sono stati coinvolti esperti e governanti di ben 35 Paesi, non solo tramite gli Ocean Summit, ma anche attraverso gli Innovation Workshop, iniziati anch’essi a Genova nel marzo dello scorso anno.

“Oggi – ha detto il sindaco di Genova Marco Bucci – portiamo Genova nel mondo non solo attraverso una competizione sportiva internazionale, ma anche grazie ad un lungo e impegnativo percorso che vede protagonista la protezione degli oceani. La ricerca scientifica e il patrimonio culturale legato al mare sono alla base del Genova Process e siamo orgogliosi che porti il nome della nostra città. Porterà alla dichiarazione universale dei diritti degli oceani, uno strumento ad oggi indispensabile per stabilire regole condivise da tutti i Paesi e far sì che i nostri oceani possano prosperare. Genova è una città portuale ma prima di tutto di mare, e in quanto tale ci poniamo in prima linea per preservarlo”.

“Ci sono dei punti – ha spiegato il biologo marino ed expert di The Ocean Race, Antonio Di Natale – che abbiamo messo come paletti fissi. Intanto questa è una cornice, non vuole essere un regolamento ma una dichiarazione dei diritti, che è una cosa molto importante anche per l’uomo stesso, non solo per l’oceano. Sono tutta una serie di principi che salvaguardano la funzione dell’oceano, una cosa che finora è mancata a livello internazionale. Sembrerebbe una cosa logica e dovrebbe essere la prima cosa da fare, ma non è stato fatto”.

“Vogliamo salvaguardare – ha aggiunto Di Natale – il funzionamento fisico e biologico dell’oceano e questo significa salvaguardare il funzionamento delle correnti, le biodiversità e tutto quello che è il mondo dell’oceano sotto tutti i punti di vista. Inclusi i fondali e le collettività che vivono nel e dell’oceano: una cosa che manca in assoluto dal punto di vista internazionale è proprio l’ascolto delle comunità indigene e delle comunità costiere le cui vita dipende strettamente dall’oceano, ancor più della nostra perché la loro sopravvivenza ne dipende quotidianamente. Dobbiamo agire affinché l’oceano continui a vivere anche per loro”.

“L’Ocean Summit è iniziato a Genova nel 2018 – ha ricordato Richard Brisius, presidente di The Ocean Race – e da allora abbiamo coinvolto centinaia di esperti e migliaia di persone. Ci sono stati i workshop del Genova Process che sono serviti a mettere nero su bianco i principi di quella che deve essere una dichiarazione universale dei diritti degli oceani. Ognuno di questi summit è stato diverso dall’altro, ma ognuno è stato fondamentale. Giovedì 29 si terrà l’ultimo Innovation Workshop e continueremo a lavorare sui documenti che il 18 settembre porteremo a New York, all’Assemblea generale delle Nazioni unite. È un lavoro che continuerà in previsione del 2030 ed è un processo complicato perché il grande obiettivo è che tutti i Paesi del mondo vadano nella stessa direzione perché il mare è tutto per noi”.

“Per il Genova Process – ha concluso Brisius – abbiamo parlato con 35 Paesi, abbiamo parlato coi governi: è importante raccogliere tutte le idee e non solo quelle, perché c’è gente che da mille anni ha guardato al mare come una madre e dobbiamo conoscere il loro punto di vista nella stesura dei principi. All’inizio è stato un lavoro travolgente, era un’idea nostra e noi siamo piccoli per spingere una cosa così grande. È stato bello però, perché tutti ci hanno dato tanto supporto, soprattutto i politici e la Commissione europea”.