Roma, 23 giu. (askanews) – Dal 25 al 28 giugno 2023 torna nel quartiere ebraico di Roma l’appuntamento con Ebraica – Festival Internazionale di cultura, quattro giorni dedicati a teatro, musica, arte, libri e talk. Il festival è promosso dalla Comunità Ebraica di Roma e curato da Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Marco Panella che hanno scelto per questa sedicesima edizione il tema Generations Forward. Quest’anno il tema della memoria, da sempre cardine della narrazione di Ebraica, viene orientato verso un argomento fortemente legato all’attualità, quello dei nuovi linguaggi generazionali. Il tema della memoria è da sempre profondamente radicato nell’ebraismo e nella sua storia, in cui la conservazione dell’identità passa attraverso il tramandare verso le generazioni future. L’ebraismo dunque coglie le sfide di un futuro in cui il concetto di esperienza e di memoria acquista nuovi significati. Tanti gli ospiti italiani e internazionali che animeranno le serate del festival, si parte domenica 25 giugno alle ore 20.45 con l’inaugurazione della mostra La memoria dei mestieri, una selezione di fotografie provenienti dall’Archivio della Deputazione Ebraica di Assistenza e Servizio Sociale raccontano storie di antichi mestieri. Un deposito di memoria tra immagini di vita quotidiana, storie familiari e anche passioni e pratiche custodite e trasmesse al futuro. Alle ore 21.00 Dialogo sui figli, talk tra Yarona Pinhas e Raffaele Morelli protagonisti di un confronto dedicato ad analizzare il difficile passaggio dall’adolescenza all’età adulta, reso ancora più complesso in questi anni dalla forte ingerenza nelle vite dei giovani dei social e del mondo virtuale e dalla conseguente mancanza di creatività: in questo incontro i due ospiti si interrogano su quale messaggio i giovani di oggi potranno tramandare alle generazioni successive. Si prosegue alle ore 22.00 con uno spettacolo teatrale dal titolo Quel sabato nero del ’43 di Morgana Forcella, con Sebastiano Somma, Morgana Forcella, accompagnati da Gabriele Coen e Riccardo Battisti. Lo spettacolo racconta la tragedia del rastrellamento degli ebrei romani avvenuta il 16 ottobre 1943, attraverso la storia realmente accaduta di Emanuele Di Porto, allora dodicenne, scampato alla deportazione. Lunedì 26 giugno si apre con uno spazio dedicato all’arte, alle ore 18.00 si terrà un incontro presso il Museo Ebraico di Roma dal titolo Roma 1948. Arte italiana verso Israele, un talk con Davide Spagnoletto e Giorgia Calò, curatori della omonima mostra attualmente in corso presso il museo. Ospiti dell’incontro, moderato da Guglielmo Gigliotti, Nathalie Andrijasevic e Raffaele Bedarida. La serata prosegue alle ore 19.00 con La musica è cambiata, talk con Sandro di Castro e Alberto Funaro che porteranno in scena alcuni antichi canti e usanze della Comunità ebraica romana ormai caduti in disuso, tra cui alcuni testi della Halacha romana del 1300, una ricetta per il dolce tradizionale haroset e alcuni brani liturgici cantati. Alle ore 20.45 andrà in scena Il valore affettivo del pesce, uno spettacolo teatrale di e con Ketty Di Porto, e con Enzo Saponara e Stefano Buonamico. Una storia dai molteplici fili narrativi che compongono un percorso di maturazione, di cura e separazione dal padre. Il tema affrontato, in toni sia ironici che drammatici, è la psichiatria, la psicoterapia e la possibilità di cambiare; due generazioni a confronto, che nonostante la loro diversità e lontananza troveranno un punto di incontro nell’amore del rapporto tra padre e figlia. La musica chiuderà la giornata alle ore 22.15 con Stere Mia, uno spettacolo in musica di e con Enrico Fink, una storia d’amore in musica, che attraversa i secoli e i mille luoghi della presenza ebraica in Italia. Enrico Fink e il nucleo storico dell’Orchestra Multietnica di Arezzo portano in scena un percorso fra le melodie, le tradizioni, i riti degli ebrei italiani. Stere mia è una narrazione che si svolge fra parole e musica, una lunga storia di interazione e scambio con le tradizioni popolari e colte italiane ma che mantengono una identità e un carattere tutto loro. La terza serata di Ebraica, martedì 27 giugno, affronta il tema dei nuovi linguaggi generazionali e riflette su teoria e pratica del Metaverso, un focus sui nuovi scenari che si aprono con l’evoluzione di internet e la realtà virtuale che si svolgerà in un doppio appuntamento: alle ore 19.00 Metaverso e nuove memorie, talk con Riccardo Di Segni, Giulio Maira, Giovanni Lo Storto, moderato da Marco Panella; alle ore 20.00 Metaverso: istruzioni per l’uso con Marina Bellini, Silvia Celani, Edoardo Colombo, Lavinia Mannelli con la conduzione di Alex Zarfati. Esperienza, conoscenza, memoria. Un percorso lineare per come lo abbiamo conosciuto sino ad oggi, ma quale è l’impatto delle tecnologie immersive combinate con i sistemi di intelligenza artificiale generativa su questo paradigma? Rischi e opportunità come si bilanciano? Alle ore 20.45 va in scena Paola Minaccioni che interpreterà La matta di piazza Giudia. Storia e memoria dell’ebrea romana Elena Di Porto, reading di Elisabetta Fiorito, con un’introduzione di Gaetano Petraglia. Il monologo ripercorre la storia di Elena Di Porto, già nota alle autorità fasciste per il suo carattere ribelle a difesa dei più deboli e contro la dittatura. Più volte internata a Santa Maria della pietà, e finita al confino al Sud, decide di tornare a Roma durante l’occupazione per rivedere i figli e viene catturata nella retata del 16 ottobre 1943. Lo spettacolo si basa sul libro storico, La matta di piazza Giudia, scritto da Gaetano Petraglia ed edito da Giuntina. Chiude il festival, mercoledì 28 giugno, una serata che vede protagonista Roy Chen. Lo scrittore e drammaturgo israeliano sarà ospite di un incontro alle ore 20.30 con Giancarlo De Cataldo dal titolo 10, 100, 1000 vite. Dialogo sulla Letteratura. A seguire, alle ore 21.45, andrà in scena Anime, adattamento teatrale dall’omonimo romanzo di Roy Chen. Due anime si reincarnano, di epoca storica in epoca storica, cambiando sesso, età, ruoli, ma portandosi dietro la propria identità ebraica, frammenti di memoria delle vite precedenti, e il terribile peccato per il quale sono state condannate. Lo spettacolo, con la regia di Carlo Scorrano, vede in scena Francesco Pelosini e Laura Boriassi, che rievocano tramite diversi codici (teatro delle ombre, teatro di parola, video) il passaggio delle epoche e il trasmigrare delle anime nel gilgul, la ruota degli eventi.