Roma, 8 giu. (askanews) – “Sapevamo da tempo che i russi avevano minato la diga di Kakhovka, per essere pronti a farla esplodere, se lo avessero ritenuto utile. Hanno aspettato finora, perché speravano di riconquistare i territori persi nella zona di Kherson. Il fatto che abbiano deciso di farla saltare dimostra che hanno rinunciato all’idea di poter riprendere quelle regioni”. A rivelarlo, in un’intervista a Repubblica, è Kurt Volker, già inviato per l’Ucraina dell’amministrazione Usa.
La distruzione della diga conviene a Mosca per “due motivi”, secondo Volker. “Il primo è creare una distrazione, costringendo Kiev a rispondere all’emergenza umanitaria provocata dall’inondazione. Il secondo è militare, ossia ostruire la controffensiva”. Quelle regioni servono a Zelensky per attaccare la Crimea. “Darebbero agli ucraini la possibilità di avvicinarsi, e quindi colpire con i loro missili Sebastopoli. Però sono stato a Kiev due settimane fa, e parlando con alcune persone, mi hanno detto che il loro piano non era attaccare là, perché il fiume Dnepr è troppo largo e attraversarlo renderebbe le truppe troppo vulnerabili”, commenta l’ex inviato Usa a Kiev.
Dopo l’inondazione è comunque ancora possibile colpire la Crimea. “Sì, arrivando da est”, conferma Volker, ma “prima di farlo, però, gli ucraini devono spezzare il ponte di terra che collega la penisola alla Russia”.