Firenze, 8 giu. (askanews) – Terzo e ultimo appuntamento lirico al Maggio nell’ambito dell’85esimo Festival del Maggio Musicale Fiorentino. A poco meno di due anni dalle applauditissime recite del novembre 2021, torna sulle scene della Sala Grande, il 16 giugno alle ore 19, una delle opere più amate del repertorio di Giuseppe Verdi ossia Falstaff.
Sul podio, alla testa dell’Orchestra e del Coro del Maggio il direttore principale Daniele Gatti; l’allestimento è quello del 2021, con la regia di Sven-Eric Bechtolf ripresa da Stefania Grazioli.In scena un cast quasi del tutto nuovo rispetto alla scorsa edizione: Michael Volle, Irina Lungu, Adriana Di Paola, Claudia Huckle, Markus Werba, Rosalia Cíd, Matthew Swensen, Tigran Martirossian , Oronzo d’Urso, e Christian Collia. Le scene sono di Julian Crouch, i costumi di Kevin Pollard mentre luci e video sono curati rispettivamente da Alex Brok (riprese da Valerio Tiberi) e Josh Higgason. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini.
Altre tre le recite in programma: il 19 e 21 giugno alle ore 20 e il 23 giugno alle ore 18. L’edizione in scena, che riprende in tutto quella applaudita sia dal pubblico che dalla critica del novembre 2021, è ancora firmata dalla regia di Sven-Eric Bechtolf, questa volta ripresa da Stefania Grazioli. Parlando dello spettacolo, Grazioli si è soffermata sul geniale nucleo che caratterizza tutta l’opera: “Trovo questa produzione un gioiello prezioso che abbiamo in casa, evocativo, poetico, divertente, nostalgico, un ingranaggio teatrale perfetto che esalta la genialità musicale verdiana e il grande talento del librettista Boito.
A dirigere quella che è, come da lui stesso dichiarato, in assoluto una delle sue due opere preferite il direttore principale del Maggio Daniele Gatti: “secondo me il Falstaff non è un’opera dove si deve ridere, ma si può semmai sorridere a mezza bocca. Dietro una situazione comica spesso c’è un risvolto tragico, come in Chaplin. Falstaff è da solo, non ha un amico, il fatto di potersi ancora sentire un uomo che ha una ricchezza ancora dentro. La parabola del personaggio all’interno dell’opera ha un che di nostalgico”.