Bruxelles, 7 giu. (askanews) – Le probabilità che i ministri dell’Interno dei Ventisette trovino un accordo in Consiglio Ue, giovedì a Lussemburgo, sul nuovo Patto comunitario sull’immigrazione e l’asilo, sono “il 50%” rispetto alla prospettiva di un ennesimo nulla di fatto. Lo hanno affermato oggi a Bruxelles fonti qualificate dell’Ue, ridimensionando in parte la visione più ottimistica che aveva espresso ieri la commissaria europea responsabile per gli Affati interni, Ylva Johansson.
“Ci sono grandi possibilità – aveva detto la commissaria – che possa esserci una svolta al Consiglio di Lussemburgo. Dobbiamo ricordare che su questo c’è una situazione per cui il Consiglio per sei o sette anni non è stato in grado di trovare un accordo. Questo è il momento: gli Stati membri sono in una atmosfera costruttiva, penso, per trovare una soluzione. Spero che sarà possibile, in effetti penso che giovedì ce la faranno, perché adesso gli Stati membri sono così vicini nel negoziato. Insomma, se c’è la volontà, ci sarà un accordo”.
In ogni caso, è chiaro che non vi sarà un sostegno unanime al testo di compromesso che ha proposto la presidenza di turno svedese del Consiglio Ue. “Se ci sarà l’accordo, non potrà essere approvato che a maggioranza qualificata”, hanno affermato oggi le fonti dell’Ue. Contro le proposte della presidenza ci sono sicuramente almeno due Stati membri, la Polonia e l’Ungheria, mentre delle riserve sono state espresse anche da Repubblica ceca, Slovacchia e Austria.
E non è ancora chiaro quale sia la posizione del governo italiano, che è politicamente vicino alle maggioranze al potere in Ungheria, Polonia e Repubblica ceca. D’altra parte, tuttavia, è evidente l’interesse nazionale dell’Italia, come di tutto il gruppo del “Med 5”, a favore di un sistema che prevede la “solidarietà obbligatoria” degli altri Stati membri nei confronti dei paesi “di prima linea” lungo le rotte migratorie.
“Solidarietà obbligatoria” significa che viene lasciata agli Stati membri la scelta tra accettare di ricollocare sul proprio territorio una parte dei migranti irregolari giunti nei paesi di primo ingresso, o fornire, in alternativa, un sostegno operativo e finanziario a quei paesi.
I ministri cercheranno di trovare un accordo sulla traduzione in cifre del sostegno finanziario alternativo ai ricollocamenti, ovvero su quanto dovrà pagare uno Stato membro per ogni migrante che rifiuterà di accogliere. La presidenza di turno svedese del Consiglio non ha voluto fornire ufficialmente indicazioni, ma diverse fonti convergono sulla cifra di 20.000 euro per migrante.
In sostanza, ci sarebbe un dispositivo per redistribuire negli altri Stati membri gli arrivi nei paesi di primo approdo, che assegnerebbe delle quote di migranti a ciascun paese, in base a criteri oggettivi e proporzionati (popolazione, Pil, numero di migranti già accolti etc.). Nel caso in cui un paese rifiuti di procedere ai ricollocamenti, dovrà pagare una cifra fissa moltiplicata per il numero di migranti indicato nella quota assegnata.
Secondo la Ylva Johansson “la questione principale nel pacchetto non è quella di avere una distribuzione più equa”, dei migranti irregolari tra tutti gli Stati membri, “ma di avere una politica Ue dell’immigrazione, un sistema unitario per gestire la migrazione insieme, in modo ordinato. Penso che abbiamo imparato la lezione appresa durante gli ultimi anni: che quando agiamo insieme, come ‘Team Europa’, quando ci aiutiamo a vicenda, siamo tutti vincenti”.
Anche perché è ormai chiara a tutti la necessità di una politica europea di gestione ordinata dell’immigrazione e dell’asilo, perché nessun paese può farlo da solo.
Per la precisione, il Consiglio cercherà di trovare l’accordo sui due capitoli più cruciali e controversi del Patto per l’Immigrazione e l’Asilo, che l’attuale Commissione europa aveva proposto il 23 settembre del 2020, dopo che si era arenata per mancanza di accordo tra gli Stati membri un’altra proposta analoga della precedente Commissione Juncker: il regolamento sulle procedure d’asilo (Apr) e il regolamento sulla gestione dell’asilo e dell’immigrazione (Ammr).
Che cosa è cambiato rispetto ai mesi e agli anni scorsi? Sostanzialmente, una buona parte degli Stati membri, a partire da Germania, Francia e Spagna, sembra ora disposta ad accettare che le decisioni in Consiglio siano prese a maggioranza qualificata, come prevede il Trattato Ue.
La presidenza di turno svedese appare determinata a mettere la propria proposta ai voti, e andare poi alla conta (serve almeno il 55% degli Stati membri, che rappresentino il 65% della popolazione dell’Ue). Ciò che non era più stato fatto in quest’area negli ultimi sei-sette anni, dopo la grande controversia scatenata dalla proposta dei ricollocamenti temporanei obbligatori dall’Italia e dalla Grecia, che fu accettata, appunto, a maggioranza qualificata, e poi mai applicata dai paesi che avevano votato contro.