Milano, 7 giu. (askanews) – “Dopo anni di stallo, questa settimana i Ministri degli Interni e della Giustizia dei Paesi Ue hanno la possibilità di cambiare rotta sulle politiche migratorie europee, ma ancora una volta l’orientamento è rafforzare i meccanismi di respingimento dei migranti, esternalizzare le frontiere, minando di fatto il diritto di asilo. Intanto, nonostante le procedure previste dal patto rischino di trasformare l’Italia in una grande prigione per richiedenti asilo, il Governo, con il Decreto Cutro, si è già mosso nella direzione voluta dall’Europa”. È l’allarme lanciato da Oxfam alla vigilia del Consiglio Ue in programma l’8 e 9 giugno, che avrà al centro la definizione di un accordo tra gli Stati membri su due dossier fondamentali per il presente e futuro di decine migliaia di persone in fuga verso l’Europa, a causa di conflitti, fame e crisi climatica: la definizione di nuove politiche comuni di controllo delle frontiere europee, che potrebbero prevedere anche la detenzione di minori negli hotspot Ue, sul modello greco; il raggiungimento di un meccanismo europeo di ricollocamento dei richiedenti asilo, per cui agli Stati è data la possibilità di non accettare migranti ricollocati dai paesi di primo ingresso, pagando una quota per ogni persona non accolta.
“Entrambe sono proposte che non risolveranno in alcun modo le croniche carenze del sistema di asilo europeo – sottolinea Giulia Capitani, policy advisor di Oxfam Italia su migrazione e asilo – Al contrario esprimono chiaramente l’obiettivo di blindare l’Europa. Quanto poi alla proposta in discussione per il controllo delle frontiere, siamo di fronte a nient’altro che all’esatta copia del modello disumano e fallimentare applicato fino ad oggi nelle isole greche, che finirà solo per rinchiudere altri rifugiati, bambini compresi, in centri simili a prigioni, negando il loro fondamentale diritto di asilo nel territorio dell’Unione”.
Il Decreto Cutro, recentemente convertito in legge, è del tutto in linea con queste scellerate politiche europee. Oltre a confermare l’applicazione di procedure di frontiera già previste dal Decreto Lamorgese, promuove infatti un modello di “detenzione diffusa”, nel quale un numero potenzialmente altissimo di richiedenti asilo saranno trattenuti al confine o in altri luoghi come hotspot di nuova costruzione o Centri per il Rimpatrio, privati della libertà personale, al solo scopo di vedere esaminata la loro domanda.
“Che i numeri saranno alti è confermato dal fatto che a livello europeo si continua ad escludere un meccanismo di redistribuzione obbligatoria: a nessun Stato membro si richiede di accogliere i migranti arrivati in Italia, che quindi, al di là di quelli che riusciranno a scappare, resteranno qui. – continua Capitani – L’Italia diventerà una grande zona di frontiera, di contenimento, con una sostanziale mancanza di garanzie per le persone in cerca di rifugio”. Si conferma inoltre la volontà politica di esternalizzare il controllo delle frontiere nella gestione dei flussi migratori. “Stiamo assistendo anche al tentativo degli Stati Ue di aumentare le pressioni sui Paesi terzi, ad esempio in nord Africa, a cui affidare il controllo delle frontiere”, aggiunge Capitani. “Un sistema che come nel caso dell’accordo Italia-Libia, non solo non blocca gli arrivi (da gennaio ad oggi sono oltre 51.000), ma perpetua la violazione dei diritti umani fondamentali delle persone, comprese donne e minori, detenute nei lager libici e vittime di torture e soprusi indicibili”.
Se i ministri dell’Unione europea troveranno un accordo sui due dossier al centro del vertice, si apriranno quindi i negoziati con il Parlamento europeo.
In questo contesto Oxfam lancia perciò un appello urgente per la creazione di un sistema di asilo europeo in grado di funzionare davvero: stabilendo regole che prevedano un’equa condivisione dell’accoglienza dei richiedenti asilo in tutta Europa tra gli Stati membri e scongiurando il rischio di replicare quanto succede in Grecia, dove l’incapacità di una condivisione di responsabilità tra gli Stati, lascia migliaia di persone in un limbo legale, intrappolate in baraccopoli o in centri simili a prigioni finanziati dall’Ue; smettendo di stringere accordi con Paesi terzi per esternalizzare la responsabilità europee nei confronti delle persone in cerca di sicurezza in Europa; creando meccanismi indipendenti di monitoraggio su ciò che accade alle frontiere europee, con l’obiettivo di contrastare il rischio di violazioni dei diritti umani.