Milano, 5 giu. (askanews) – La Turchia, settima nazione al mondo per presenze turistiche nel 2022, punta a raggiungere novanta milioni di visitatori e un giro d’affari di cento miliardi di dollari entro la fine del 2028 grazie agli investimenti in promozione a livello globale e una diversificazione dell’offerta turistica. Anche con la valorizzazione del turismo culturale, i siti archeologici non ancora noti al grande pubblico e i nuovi itinerari regionali. Come la Carian Way, un percorso lungo oltre 800 chilometri che si estende nell’angolo sud occidentale del Paese e che si snoda attraverso le province di Mugla e di Aydin, tra le meno conosciute della Turchia. Tre delle sette meraviglie del mondo antico erano concentrate qui, nel raggio di cento chilometri dalla destinazione balneare di Bodrum: il Mausoleo di Alicarnasso, il Tempio di Artemide ad Efeso, il Colosso di Rodi. Qui nel corso dei secoli si sono avvicendate diverse civiltà: Greci, Romani e Ottomani. La Caria condensa in sé la millenaria storia della Turchia. E l’antica città di Stratonikeia è l’esempio meglio conservato di questa stratificazione di culture. A pochi metri gli uni dalle altre, reperti e rovine appartenenti a epoche distanti tra di loro anche di tremila anni.
Umit Sin, archeologo e guida turistica: “Ciò che rende interessante questa luogo è che la città antica è stata abitata fino agli anni Ottanta. Quindi quando si passeggia per le strade della città vedi mura del periodo degli arcadi, strade del periodo ellenistico, terme del periodo romano, chiese del periodo cristiano, moschee e bagni del primo periodo turco risalenti al XII secolo, e molte case del XVIII, XIX e XX secolo. Quindi una visita a Stratonikeia è come un viaggio in una navicella del tempo”.
Proseguendo lungo la Carian Way si raggiunge Afrodisias, un città dedicata ad Afrodite, la dea della fertilità e dell’amore, inserita dal 2017 nella lista dei patrimoni dell’Umanità dell’Unesco. La città fiorì in epoca greca e rimase un centro importante durante l’impero romano. La presenza del santuario, le vicine cave di marmo e l’abilità degli artisti la resero il centro riconosciuto della più grande scuola di scultura dell’antichità. “Possiamo osservare statue realizzate da scultori di Afrodisias in tutto il Mediterraneo. La città aveva ottime relazioni con Roma e la sua ricchezza può essere spiegata non soltanto per la fiorente agricoltura dei suoi dintorni ma anche per questa produzione di marmi e sculture e per fatto stesso di essere la città di Afrodite, la grande madre dei romani. Già diede alla città un visione piuttosto importante del periodo romano”.
“Lo Stadio di Afrodisias poteva ospitare quarantamila persone. E’ il maggiore stadio in Turchia ed è uno degli stadi meglio conservati del mondo antico. Non è stato scavato o restaurato, ma è ancora intatto oggi. Oggi ne può ospitare circa trentamila e con piccoli lavori di pulitura si potrebbero praticare le stesse competizioni e le stesse attività sportive di duemila anni fa”.
“Il teatro di Afrodisias fino a non molti anni fa non era visibile, perché coperto dalle abitazioni di un villaggio. Fino a quando un terremoto la distrusse. Gli abitanti furono fatti trasferire e gli archeologi, negli anni Sessanta, hanno cominciato a scavare e a portare alla luce il teatro, che ha caratteristiche molto interessanti. Sui muri del palcoscenico sono scolpiti gli archivi della città che ci offrono molte utili informazioni sulla storia di Afrodisias”.