Bruxelles, 1 giu. (askanews) – La Commissione europea ha deciso, oggi a Bruxelles, di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Ue per la mancata piena esecuzione di una sentenza della stessa Corte del 10 aprile 2014, relativa al trattamento delle acque reflue urbane in cinque città: Courmayeur, in Valle d’Aosta, e poi Castellammare del Golfo, Cinisi, Terrasini e Trappeto in Sicilia.
Nella sentenza del 2014, la Corte Ue aveva stabilito che l’Italia era venuta meno ai suoi obblighi riguardo all’attuazione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/Cee del Consiglio). All’epoca, i giudici comunitari avevano constatato che ben 41 agglomerati urbani italiani non garantivano la raccolta e un trattamento adeguato delle acque reflue.
Sono stati compiuti notevoli progressi per mettere in regola i centri urbani inadempienti, diminuiti dai 41 del 2014 a 14 nel maggio 2018, quando la Commissione inviò una lettera di messa in mora all’Italia per sollecitare la piena esecuzione della sentenza della Corte. Ciò nonostate le acque reflue non sono ancora adeguatamente trattate nei cinque agglomerati menzionati.
“La mancanza di adeguati sistemi di trattamento comporta rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino nelle aree ecologiche critiche” in prossimità dei centri urbani che scaricano le acque reflue non trattate, sottolinea la Commissione in una nota.
In più, a quanto riferisce la Commissione, “sulla base delle informazioni trasmesse dalle autorità italiane, la piena conformità alla sentenza del 10 aprile 2014 non sarà raggiunta prima del 2027”, quando “l’Italia avrebbe dovuto garantire il rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane sin dal 31 dicembre 1998”. Da qui la decisione del nuovo deferimento alla Corte di giustizia.
La direttiva del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane impone agli Stati membri di garantire che gli agglomerati (città, centri urbani, insediamenti) con più di 10.000 abitanti raccolgano e trattino correttamente le acque reflue. Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri nocivi e rappresentano un rischio per la salute pubblica. Contengono tra l’altro nutrienti, come l’azoto e il fosforo, che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la proliferazione eccessiva di alghe che soffocano altre forme di vita (eutrofizzazione).
Questo secondo deferimento alla Corte Ue per mancata esecuzione della sentenza del 2018 “può comportare l’irrogazione di sanzioni pecuniarie all’Italia, tenuto conto della gravità e del protrarsi dell’infrazione”, avverte la Commissione nella sua nota.
In campo ambientale, L’Italia sta continuando a pagare da molti anni delle multe giornaliere per le famigerate “ecoballe” con cui il governo italiano, nel maggio 2008, pretese di aver risolto la crisi dei rifiuti a Napoli, e ha dovuto pagare anche delle multe periodiche per le discariche illegali, ridotte man mano che questi siti abusivi vengono chiusi.