Roma, 29 mag. (askanews) – “Il nostro Sistema sanitario, dopo la pandemia, in realtà e di fatto avrebbe dovuto cambiare volto, ma ancora oggi ne paghiamo lo scotto e non siamo affatto pronti a nuove emergenze. Ci sono tanti progetti Pnrr, ma ancora sui tavoli”. A parlare è Alessandro Saracino, imprenditore e autore del libro, con Michele Mascellaro, intitolato “Il Segreto di Pulcinella” (Conversazione sulla riforma sanitaria, cosa fare dopo la pandemia), un bilancio ragionato sui danni e le trasformazioni prodotte dal virus sul nostro Sistema sanitario.
“Abbiamo la necessità di intensificare i servizi sanitari domiciliari con tecnologia portatile e figure professionali, ciò consentirebbe uno sviluppo economico e di impresa e di ridurre le ospedalizzazioni al minimo necessario e quando necessarie – ha sottolineato Saracino -. Avremmo bisogno di aprire nuovi pronto-soccorso ‘vicinali’ per traumi non vitali piuttosto che aspettare ore in quei pochissimi esistenti dove si incontrano problemi di ogni genere. Serve una sanità ad personam anche sotto il profilo dei tetti di spesa: non può esserci un budget assoluto, ma deve essere relativo. Cioè inutile per macro-voci dare dei limiti annuali se poi devono esserci disservizi a danno dei bisognosi”.
“I medici di base dovrebbero per ciascun paziente individuare che tipo di patologia abbia e di quali terapie necessiti così da individuare un budget specifico che deve valere per quel paziente, salvo complicazioni patologiche. Così – ha sottolineato – si avrebbe una più puntuale definizione dei costi e non ci sarebbero sperequazioni tra pazienti e tra regioni. Insomma, il lavoro da fare è tanto ma non si vede un inizio. Poi c’è il problema della troppa burocrazia che impedisce lo sviluppo dei servizi sanitari”.
Saracino, che negli anni ha dedicato gran parte della sua attività alle Rsa e ai centri diurni, è presidente FIMPI, Federazione che si occupa della tutela degli interessi datoriali di piccole e medie imprese della settore sanitario, in particolare del sociosanitario. Nata nel 2022, annovera circa 72 strutture tra Rsa e centri diurni, sia disabili che anziani.
“Per quanto riguarda Rsa e centri diurni ho maturato esperienza diretta di gestione di centri e condivido con gli altri imprenditori del settore, in particolare per la Regione Puglia, diverse criticità – ha ricordato Saracino -. Dal 2019 la Regione in questione ha emanato nuovi Regolamenti operativi che hanno costretto le strutture ad uno stravolgimento della propria organizzazione. Infatti sono previsti inserimenti in organico di medici ed infermieri che da un lato dilatano sensibilmente i costi di gestione, a fronte di un aumento tariffario non congruo, regolamenti impossibili da attuare. Come ricordiamo tutti, il Covid ha drammaticamente piegato la nostra sanità costringendola ad assumere nuovi medici ed infermieri, già carenti per via di una assurda burocrazia, con il test di ingresso nelle facoltà di medicina, creando un deficit di presenze sul ‘mercato'”.
“Dunque, l’effetto aberrante che vivono le strutture sottoposte a verifiche di questi standard consiste da un lato all’obbligo di assumere queste figure professionali, dall’altro a non riuscirvi completamente poiché le stesse figure non sono presenti sul mercato. Ciò potrebbe portare ad una crisi di settore. Un settore che, di contro, ha sollevato e compensato per decenni il fabbisogno che comunque continua ad aumentare. Ciò porterebbe ad effetti devastanti – ha concluso -, in caso di non confermato provvedimento di accreditamento delle strutture per carenza organica, per personale e famiglie degli utenti”.