Roma, 22 mag. (askanews) – La Cina ha deciso di bandire i prodotti realizzati dal colosso statunitense dei chip di memoria Micron Technology, perché non hanno superato la revisione di sicurezza da parte dell’Amministrazione cinese del cyberspazio (CAC) e quindi, per Pechino, presentano “seri rischi per la sicurezza della rete”. Ma questo rischia di mettere in difficoltà anche i principali concorrenti della compagnia americana, che sono sudcoreani.
Si tratta della prima azione di questo tipo contro un produttore chip statunitensi, in quella che si configura come una guerra fredda tecnologica tra Pechino e Washington.
“La revisione ha rilevato che i prodotti di Micron presentano seri rischi per la sicurezza della rete, della catena di fornitura dell’infrastruttura informatica critica della Cina, influenzando la sicurezza nazionale”, ha comunicato l’agenzia governativa cinese.
Un portavoce di Micron ha confermato alla BBC che la società ha “ricevuto l’avviso del CAC in seguito alla sua revisione dei prodotti Micron venduti in Cina” e sta valutando quali saranno i suoi prossimi passi. “Non vediamo l’ora di continuare a impegnarci nelle discussioni con le autorità cinesi”, hanno aggiunto.
Il governo Usa ha affermato che collaborerà con gli alleati per affrontare quelle che ha definito “distorsioni del mercato dei chip di memoria causate dalle azioni della Cina. “Ci opponiamo fermamente alle restrizioni che non hanno alcun fondamento nei fatti”, ha detto un portavoce del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. “Questa azione, insieme alle recenti incursioni e al targeting di altre aziende americane, è incoerente con le affermazioni di Pechino secondo cui sta aprendo i suoi mercati e si è impegnata in un quadro normativo trasparente”.
Una pubblicata lunedì da Citic Securities afferma che i clienti cinesi di Micron potrebbero ora i loro ordini ad aziende sudcoreane come Samsung Electronics e SK Hynix – che sono i primi due produttori mondiali di chip di memoria, seguiti dal gruppo americano – e, solo parcialmente, ai produttori di chip di memoria cinesi, tra cui DRAM di Changxin Memory Technology Corp (CXMT) e NAND di Yangtze Memory Technologies. Corp (YMTC), considerati molto meno competitivi.
Tuttavia, secondo quanto ha scritto il Financial Times il mese scorso citando fonti, l’Amministrazione Usa ha chiesto alla Corea del Sud di sollecitare i suoi produttori di chip a non colmare alcuna lacuna del mercato cinese qualora Pechino dovesse colpire, come in effetti è accaduto, Micron.
Inoltre, i produttori sudcoreani e giapponesi alternativi a Micron fanno affidamento per la produzione su apparecchiature fornite anche da compagnie statunitensi, quindi rischiano di trovarsi schiacciati nella loro espansione nella seconda economia del mondo, un mercato enorme, dal conflitto tra potenze.