Roma, 21 mag. (askanews) – Il G7 di Hiroshima? E’ stato “un grande fallimento”. Questo il parere, molto duro, di Setsuko Thurlow, una delle voci più rilevanti del mondo degli “hibakusha” (“esposti all’arma atomica”), nota in tutto il mondo per essere figura di spicco della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), istituzione premio Nobel per la Pace, all’accettazione del quale proprio Thurlow prestò il suo volto pronunciando il discorso formale nel 2017.
“Il vertice G7 è stato un grande fallimento”, ha affermato Thurlow, 91 anni, in una conferenza stampa a Hiroshima. E, raggiunta dalla BBC, ha ancora detto: “Non mi hanno dato un senso di urgenza, mi pare che abbiano ripetuto solo cose che già dicevano. Hanno ripetuto che vogliono un mondo senza armi nucleari, ma quello che in realtà accade è che tutte le decisioni che assumono sono prese da Stati dotati di armi nucleari”.E – ha continuato – “come realtà fattuale tre paesi tra quelli presenti in questo G7 credono nell’uso delle armi nucleari: con questo tipo di atteggiamento come si può essere seri quando si parla di abolire le armi nucleari?”
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida, originario di Hiroshima, ha voluto tenere nella città martire della bomba atomica il summit proprio per riuscire a ottenere dai leader G7 – tra i quali ci sono tre potenze nucleari: Usa, Gran Bretagna e Francia – un impegno a percorrere la strada della denuclearizzazione, in un momento di forte instablità globale e con la guerra in Ucraina che è stata occasione per la Russia di minacciare l’utilizzo di bombe nucleari tattiche.
Hiroshima è stata la prima città al mondo distrutta dalla bomba atomica, il 6 agosto 1945, con un bilancio di vittime che oscilla tra 70mila e 130mila e con una storia di grandi sofferenze dei sopravvissuti, gli “hibakusha”, di cui Thurlow è una esponente di spicco. Tre giorni dopo Hiroshima, gli Usa lanciarono un’altra bomba atomica su Nagasaki, la seconda e ultima città costretta all’olocausto nucleare.
Kishida, oggi, ha rivendicato il successo della sua azione, non tradendo l’emozione durante la conferenza stampa finale del vertice. “I leader del G7 hanno potuto direttamente avere esperienza dei luoghi del bombardamento atomico, ascoltare la voce delle vittime dell’atomica: percepisco il significato storico di questo fatto”, ha detto il capo del governo giapponese. “Noi leader portiamo due responsabilità. La prima responsabilità fondamentale: in una situazione di sicurezza e di stabilità critica, proteggere la sicurezza delle persone. Contemporaneamente, abbiamo la responsabilità di non perdere di vista l’obiettivo di un mondo senza armi nucleari, di continuare a chiedere un mondo senza armi nucleari”, ha affermato il premier nipponico. “Le prossime generazioni non devono vivere la paura nucleare, dobbiamo fare in modo di poter aspirare alla pace e alla tranquillità”.
Setsuko Thurlow, dal canto suo, nei giorni scorsi aveva chiesto in un’intervista che i leader rilasciassero “una dichiarazione sul valore del venire a Hiroshima, perché ha un grande significato”. In effetti i leader hanno rilasciato un documento intitolato “G7 Leaders’ Hiroshima Vision on Nuclear Disarmament”, nel cui preambolo si dice: “In un momento solenne e di riflessione, riaffermiamo, in questo primo documento dei leader del G7 che dedica un’attenzione particolare al disarmo nucleare, il nostro impegno per realizzare un mondo senza armi nucleari con la massima sicurezza per tutti”.
A Thurlow, tuttavia, questo non sembra essere bastato perché la “hibakusha” non ha percepito la genuinità che si attendeva dalle reazioni dei leader. D’altronde parliamo di una persona che ha visto davanti ai suoi occhi l’apocalisse. Alle 8 del mattino del 6 agosto 1945, quando scoppiò l’atomica, fu sterminata parte della sua famiglia: morirono otto membri, compreso i suo nipotino Eiji di 4 anni che stava attraversando con lei e la sorella un ponte al momento della deflagrazione. Inoltre 351 dei suoi compagni di scuola e docenti furono annichiliti dall’esplosione. Lei stessa per mesi dové affrontare la sindrome acuta da esposizione alle radiazioni e per anni convivere con il timore di morire per le conseguenze del bombardamento, come accaduto a molti altri suoi famigliari.
Così non stupisce che, alla fine di questo vertice, il commento di questa anziana, ma ancora combattiva signora sia stato così duro. “Avrei voluto che i leader si togliessero le loro vesti di capi, presidenti, politici, spogliandosi anche nudi, parlando da persona a persona, che trasmettessero quello che avevano provato” visitando il Museo della Bomba atomica, ha spiegato. “Invece, di questo, io non ho percepito nulla”.