Hiroshima, 19 mag. (askanews) – Il sostegno all’Ucraina e i rapporti con la Cina sono stati al centro della prima giornata di lavori al G7 di Hiroshima. Una giornata che ha visto anche la “sorpresa” dell’attacco del primo ministro canadese a Giorgia Meloni sul tema dei diritti Lgbtq+.
Il vertice si è aperto stamattina con la visita al Memoriale della Pace dei leader, che hanno lasciato un pensiero sul libro d’onore. “Oggi – ha scritto Meloni – chiniamo il capo e ci fermiamo in preghiera. Oggi non dimentichiamo che l’oscurità non ha l’ultima parola. Oggi ricordiamo il passato per scrivere, insieme, un futuro di speranza”.
Nelle tre sessioni di lavoro, i temi al centro del confronto sono stati la guerra in Ucraina, l’economia globale e in particolare i rapporti con la Cina. A Hiroshima, domenica, è atteso l’intervento del presidente Volodymyr Zelensky, ma già i sette grandi hanno confermato il proprio “impegno a fornire il sostegno finanziario, umanitario, militare e diplomatico di cui l’Ucraina ha bisogno per tutto il tempo necessario”, annunciando la volontà di adottare “ulteriori sanzioni e misure per aumentare i costi per la Russia e per coloro che sostengono il suo sforzo bellico”.
Centrale nel vertice giapponese la sicurezza nell’Indo-Pacifico e il rapporto con la Cina, proprio nel giorno in cui da Pechino si accusa il G7 di “adottare una diplomazia intimidatoria” creando “piccoli gruppi chiusi ed esclusivi”. Per la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen occorre “creare un’alternativa a Belt-and-Road”, la Via della Seta, e anche se “il disaccoppiamento non è né praticabile né nel nostro interesse” occorre “ridurre le vulnerabilità nelle nostre relazioni economiche”. Un tema, quello dell’indipendenza strategica, toccato anche da Meloni, secondo cui “c’è stata una lettura superficiale dei rischi della globalizzazione, si sono rafforzate le autocrazie, le democrazie si sono indebolite. Dobbiamo riprendere il controllo delle catene strategiche del valore”. Per la premier serve “una migliore e più efficace collaborazione con il Sud Globale” per “dare forma a un ordine economico internazionale libero e aperto”. E occorre evitare di lasciare “spazi vuoti” e di creare “nuove dipendenze”.
A margine dei lavori Meloni ha avuto anche tre colloqui con il primo ministro britannico Rishi Sunak, con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e con il premier canadese Trudeau. Con Sunak – a poche settimane dalla visita a Londra – Meloni ha condiviso la necessità di “attuare una politica di collaborazione costruttiva con i Paesi del Sud Globale, con particolare riferimento all’Africa”. Con Scholz, che verrà in Italia l’8 giugno, la premier ha affrontato il tema della crescita delle sinergie fra i sistemi industriali dei due Paesi, con un focus anche sul dossier Ita-Lufthansa.
Più complicato invece il confronto con Trudeau. All’inizio del colloquio, secondo quanto riportato dai media canadesi presenti alla prima parte dell’incontro, il premier si è detto “preoccupato da alcune delle” posizioni “che l’Italia sta assumendo in merito ai diritti Lgbtq”. Parole che, riferiscono fonti italiane, hanno “sorpreso” la presidente del Consiglio. Infatti, viene spiegato, l’incontro era stato preparato dalle due diplomazie e questo “non era uno degli argomenti chiave”. Da parte sua Meloni ha replicato: “Non abbiamo cambiato la legislazione, non è cambiato nulla e non c’è nulla di cui preoccuparsi”. incidente, comunque, assicurano le fonti, è stato circoscritto: i due subito dopo si sono confrontati sui temi previsti e l’incontro è stato positivo.
Con Joe Biden, invece, non c’è stato un vero e proprio incontro, ma Meloni ha conversato con il presidente americano nel corso della visita pomeridiana al santuario di Itsukushima. Con gli Usa, viene assicurato, i rapporti sono “ottimi” e, in particolare, non ci sono “pressioni” per uscire dal memorandum sulla Via della Seta, in scadenza a marzo 2024 ma da disdire entro dicembre per non far scattare il rinnovo automatico. Dunque, assicurano le fonti, la visita a Washington è in programma, anche se non c’è ancora una data fissata.
Mentre si svolgevano i lavori, Meloni è rimasta in contatto con l’Italia, per seguire gli sviluppi della situazione in Emilia-Romagna. La premier ne ha anche parlato con gli altri leader, mostrando foto e video dell’alluvione e ricevendo “solidarietà” dai colleghi, alcuni dei quali hanno contattato i rispettivi ambasciatori per avere informazioni.