Roma, 18 mag. (askanews) – L’Assemblea capitolina ha approvato all’unanimità le nuove regole per il commercio su strada: banchi, edicole, chioschi e altre postazioni per 13mila licenze comolessive, il 50% delle quali concentrato tra il I e il II Municipio. La delibera recepisce le modifiche introdotte nel 2019 dal Testo unico del commercio (Tuc) della Regione Lazio e prevede, tra le altre novità, la possibilità di modulare gli orari per garantire “massima fruibilità”, il divieto di appendere gli oggettiin vendita a ombrelloni e gazebo nel centro storico e nelle aree antistanti altri negozi, l’introduzione di un sistema informatico per tracciare e facilitare le rotazioni tra le postazioni e i cambi turno direttamente, saltando l’attuale mediazione delle associazioni di categoria.
“Abbiamo bisogno di una visione che riconosca un ruolo maggiore al commercio su strada – ha detto presentando il provvedimento in Aula Giulio Cesare l’assessora capitolina al Commercio Monica Lucarelli -, ma anche di dare maggior decoro alle nostre strade, creando un banco-tipo sostenendo i mercati per servizi sempre migliori e innovativi. È un lavoro enorme che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi”, ha annunciato.
“Ringrazio l’opposizione perché abbiamo fatto un grande lavoro insieme” ha detto il presidente Pd della commissione capitolina Commercio Andrea Alemanni, raccogliendo dichiarazioni di voto favorevoli da parte dei consiglieri Stefano Erbaggi di Fdi, Marco Di Stefano di Udc e di Daniele Diaco per il M5S che hanno permesso alla delibera di essere esaminata e approvata in un tempo-record di poche ore. “Auspico che il livello di confronto raggiunto oggi inauguri una fase positiva, a vantaggio della città, che fino ad oggi non avevamo riscontrato”, ha detto Erbaggi.
“Roma ha un primato in Italia sul commercio su area pubblica – ha spiegato Alemanni intervenendo in Aula -, che la rende unica e diversa dalle altre città potendo contare su un tessuto urbano e condizioni climatiche che ne consentono l’esercizio in modo diverso da altre città. I Municipi – ha sottolineato – hanno in capo il controllo del 95% di queste attività, circa 13 mila autorizzazioni con due Municipi che da soli gestiscono almeno il 50% delle attività, e gli altri tredici che si dividono il restante 50%. Questo – ha concluso – fa capire che un’amministrazione seria deve farsi carico di fornire ai Municipi personale e competenze adeguate. E su questo dobbiamo ancora lavorare”.