Roma, 17 mag. (askanews) – L’omolesbiotransfobia in Italia non si arresta e cresce in maniera sostanziale l’impatto sociale negativo della violenza e delle discriminazioni sulle persone lgbt+. Le più colpite sono le persone trans, le cui segnalazioni nel 2022 aumentano arrivando al 14,7% dei contatti, in particolare i giovani e gli adolescenti.
Lo ha denunciato Alessandra Rossi di Gay Help Line 800 713 713 (gayhelpline.it) nel corso della celebrazione della 33esima Giornata Internazionale contro l’omobitransfobia che si è tenuta in Campidoglio con la partecipazione di Monica Lucarelli assessora capitolina alle Pari Opportunità, Michela Cicculli presidente dell commissione capitolina Pari Opportunità, Marilena Grassadonia coordinatrice dell’Ufficio Diritti Lgbt+ del Campidoglio, Lucia Gori dell’Oscad-Ministero degli Interni e Mattia Peradotto, Presidenza del Consiglio dei Ministri – Direttore Unar – Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali.
Sul totale dei contatti gestiti da Gay helpline nel 2022 il 41,6% subisce violenza omotransfobica in famiglia in seguito al coming out: le vittime sono per il 31,6% giovani tra gli 11 e i 26 anni.
Per il 15% sono i minori Lgbt+ ad essere vittima di maltrattamenti familiari come reclusione in casa, i tentativi di conversione, il controllo che sfocia nella violenza verbale e fisica. Nel 5,7% dei casi il bullismo omotransfobico ha favorito l’abbandono scolastico e solo uno studente transgender su 5 ha ottenuto l’applicazione a scuola della “carriera alias”, che prevede l’autorizzazione ad utilizzare nei documenti scolastici pronomi e un nome alias congruente con il genere dello studente. Per il 17% i giovani che hanno contattato Gay Help Line raccontano di aver subito la perdita del sostegno economico da parte dei familiari.
“Su circa 400 casi di giovani Lgbt+ cacciati di casa solo il 10% riesce e trovare ospitalità nelle case famiglia protette come ‘Refuge Lgbt+ e ‘A casa di Ornella’ operative a Roma – ha spiegato Alessandra Rossi – le nostre strutture, che accolgono le persone Lgbt+ e le supportano”. Nel 12,6% dei casi violenza e discriminazione omotransfobiche sono state causa di marginalità sociale e
disagio abitativo anche nelle fasce di età adute (fino a 70 anni). Dell’11,4% di segnalazioni di discriminazione lavorativa, 3 casi su 4 riguardano persone trans per cui la barriera nell’accesso al mondo del lavoro è elevatissima. Il 12% delle segnalazioni riguarda aggressioni, molestie e atti di odio omotransfobico in luoghi pubblici o sul posto di lavoro, scatenati dalla visibilità delle vittime. Solo il 38% delle vittime di aggressione si è recato in pronto soccorso dopo aver riportato lesioni e nella maggior parte dei casi non ha dichiarato di aver subito violenza perchè Lgbt+.
“Un dato che risulta costante nel tempo – ha concluso Alessandra Rossi – è la difficoltà delle vittime a denunciare: il fenomeno dell’underreporting (mancata denuncia) incide in maniera preoccupante sul riconoscimento dell’entità delle discriminazioni e delle violenze. In questo periodo di forte pressione sociale, sono ancora più urgenti misure legislative a supporto delle persone Lgbt+, ancora prive di tutele contro la discriminazione, l’odio e la violenza”.