Roma, 16 mag. (askanews) – L’Istat lima lievemente il dato dell’inflazione di aprile all’8,2%, rispetto l’8,3% della stima iniziale, con un incremento dello 0,4% su base mensile. A marzo, l’inflazione era al 7,6%. L’accelerazione del tasso di inflazione, spiega l’Istat, si deve, in prima battuta, all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,6%) e, in misura minore, a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,3% a +6,9%) e dei Servizi vari (da +2,5% a +2,9%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dalla flessione più marcata dei prezzi degli Energetici regolamentati (da -20,3% a -26,7%) e dal rallentamento di quelli degli Alimentari lavorati (da +15,3% a +14,0%), degli Alimentari non lavorati (da +9,1% a +8,4%), dei Servizi relativi all’abitazione (da +3,5% a +3,2%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6,3% a +6,0%).
L'”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra un lieve rallentamento da +6,3% a +6,2%, così come quella al netto dei soli beni energetici, che passa da +6,4% a +6,3%.
Si accentua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +9,7% a +10,4%), e in misura minore quella relativa ai servizi (da +4,5% a +4,8%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,6 punti percentuali, da -5,2 di marzo.
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +12,6% a +11,6%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto accelerano (da +7,6% a +7,9%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale si deve principalmente ai prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,4%), degli Energetici non regolamentati (+2,3%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,0%), degli Alimentari lavorati, dei Beni non durevoli e dei Servizi vari (tutti e tre a +0,5%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dal calo dei prezzi degli Energetici regolamentati (-19,6%).
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +4,5% per la componente di fondo.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,9% su base mensile, aumento più accentuato rispetto a quello del Nic, a causa della fine dei saldi stagionali (di cui il Nic non tiene conto) prolungatisi in parte anche a marzo. L’Ipca aumenta dell’8,7% su base annua (in accelerazione da +8,1% di marzo); la stima preliminare era +8,8%.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,9% su base annua.
Ad aprile la fase di rientro dell’inflazione si interrompe, principalmente a causa di una nuova accelerazione della dinamica tendenziale dei prezzi dei Beni Energetici non regolamentati, il cui andamento riflette un aumento su base mensile del 2,3% (che si confronta con un -3,9% dell’aprile 2022)”. Lo afferma l’Istat a commento del dato di aprile, all’8,2% su base annua.
“Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati, come anche quelli dei beni non lavorati, evidenziano un’attenuazione della loro crescita in ragione d’anno – conclude -, che contribuisce al rallentamento dell’inflazione di fondo (che si attesta a +6,2%). Si accentua, infine, la decelerazione su base tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa”, che è scesa a +11,6%”.
“I dati definitivi dell`Istat sull`inflazione confermano purtroppo tutti gli allarmi lanciati dal Codacons nelle ultime settimane circa il rialzo dei prezzi al dettaglio in numerosissimi comparti che provoca una stangata pari in media a +2.398 euro annui a famiglia”. Lo scrive il Codacons a commento dei dati sull’inflazione ad aprile.
“La frenata dell`inflazione registrata negli ultimi due mesi si è rivelata una ‘illusione ottica’ dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas e, una volta terminato l`effetto calmierante dei beni energetici, il tasso è tornato a salire in modo preoccupante – commenta il presidente Carlo Rienzi -. L`inflazione all`8,2% equivale ad una maggiore spesa pari a+2.398 euro annui per la famiglia “tipo” che sale a +3.106 euro
per un nucleo con due figli, stangata causata dalla crescita ancora a ritmi sostenuti di voci come gli alimentari e il carrello della spesa, comparti che segnano rispettivamente +12,1% e +11,6% su base annua, mentre i prodotti ad alta frequenza d`acquisto segnano un +7,9%”. Fortissime poi le differenze territoriali sul fronte dei prezzi al dettaglio. Il Codacons, sulla base dei dati provinciali diffusi oggi dall`Istat (comuni sopra i 150mila abitanti), ha elaborato la classifica delle città dove l`inflazione cresce di più ad aprile, e le relative ricadute di spesa sulle famiglie in base ai consumi medi dei cittadini residenti. Genova ancora una volta è la città dove l`inflazione cresce di più, con un tasso
del 9,7%, fanalino di coda Potenza, dove i prezzi aumentano solo del 5,8% su base annua. A Milano le ricadute più pesanti, con la famiglia “tipo” che a causa dell`inflazione al 9% spende 2.443 euro in più su base annua.
per un nucleo con due figli, stangata causata dalla crescita ancora a ritmi sostenuti di voci come gli alimentari e il carrello della spesa, comparti che segnano rispettivamente +12,1% e +11,6% su base annua, mentre i prodotti ad alta frequenza d`acquisto segnano un +7,9%”. Fortissime poi le differenze territoriali sul fronte dei prezzi al dettaglio. Il Codacons, sulla base dei dati provinciali diffusi oggi dall`Istat (comuni sopra i 150mila abitanti), ha elaborato la classifica delle città dove l`inflazione cresce di più ad aprile, e le relative ricadute di spesa sulle famiglie in base ai consumi medi dei cittadini residenti. Genova ancora una volta è la città dove l`inflazione cresce di più, con un tasso
del 9,7%, fanalino di coda Potenza, dove i prezzi aumentano solo del 5,8% su base annua. A Milano le ricadute più pesanti, con la famiglia “tipo” che a causa dell`inflazione al 9% spende 2.443 euro in più su base annua.