Milano, 11 mag. (askanews) – “Vogliamo svolgere a pieno il nostro ruolo e siamo qua per ascoltare l’assessore, ma anche per fare proposte. I numeri ci confermano che le nostre osservazioni critiche erano e sono fondate: le delibere regionali per affrontare il tema delle lunghe liste d’attesa sono state meno di un pizzicotto al problema, altro che una scossa: il pubblico va sostenuto di più e agli erogatori privati accreditati va chiesto di concorrere maggiormente alla soluzione del problema, erogando anche le prestazioni meno remunerative”. Lo ha detto Carlo Borghetti, consigliere regionale del Pd in Lombardia e capogruppo in Commissione Sanità, durante l’audizione dell’assessore al Welfare, Guido Bertolaso, sul tema delle liste d’attesa.
“A oggi, stando ai numeri citati da Bertolaso, usando una stima parametrica, stiamo parlando per la Regione di circa un milione e mezzo di visite all’anno erogate oltre la soglia di tempo prevista dalle prescrizioni: siamo ben lontani dal vedere passi in avanti significativi e ai lombardi non resta che pagarsi le visite privatamente, se possono”, ha aggiunto l’esponente del Pd.
“Ci sono due questioni fondamentali che dipendono dalla Regione e che vanno risolte: la diversità di comportamento tra erogatori pubblici e privati accreditati e l’agenda unica regionale delle prenotazioni, che dopo tanti anni di fatto ancora non esiste, non solo tra pubblico e privato, ma anche tra le stesse strutture pubbliche, come ci ha spiegato l’assessore. Il comportamento diverso è sancito per esempio dai dati sulle prestazioni per cui si chiedeva un incremento con le ultime delibere: dalle slide che Bertolaso ci ha mostrato si è visto che il lieve aumento di prestazioni che si è riusciti a ottenere è stato più consistente nel pubblico che nel privato: perché la Regione non fa lavorare gli erogatori privati su tutte le prestazioni? Su questo Bertolaso non ha parlato di obiettivi, esattamente come i suoi predecessori”.
Il motivo del diverso comportamento tra pubblico e privato, secondo il capodelegazione dem, sta “nella remuneratività delle visite e della diagnostica, perché il privato tende a preferire le prestazioni più remunerative e se ha fatto meno prime visite del pubblico, per esempio, è perché addirittura rischia di perderci. Ma siccome lavora con i soldi pubblici, gli va chiesto di avere gli stessi doveri degli erogatori pubblici”. Fondamentale, per Borghetti e il gruppo regionale del Pd, anche il tema dei sistemi informatici delle diverse Asst che non si parlano tra loro, secondo quanto detto dall’assessore: “È una cosa inconcepibile nel 2023 in Lombardia. A dimostrazione di quanto il governo regionale sia stato inadeguato in tutti questi anni”.