Milano, 11 mag. (askanews) – Nel conferirgli la laurea honoris causa l’ha definito “uno dei figli più illustri della città di Piacenza, che ha onorato la sua immagine nel mondo”, il rettore dell’Università Cattolica piacentina, Franco Anelli. Proprio nella sua città natale, infatti, Giorgio Armani ha tagliato l’ennesimo traguardo sulla soglia dei 90 anni, quello della laurea in Global business management. Ma come ha detto lo stesso Anelli “la laurea che viene oggi conferita non è una celebrazione retrospettiva ma una tappa di un percorso creativo dal quale ancora molto ci attendiamo”.
“Ci sono due cose che mi portano qui – ha detto emozionato una volta davanti al leggio col tocco in testa – la prima è quello che mi avete riconosciuto voi oggi e poi rivedere Piacenza. La laurea che oggi mi viene conferita ha per me un valore doppiamente speciale”. Tanti i meriti riconosciuti al neo dottore durante la cerimonia organizzata al Teatro Municipale di Piacenza, a partire dalla sua capacità nel tempo di ampliare con successo gli orizzonti della sua attività, tenendo insieme ogni parte col suo ruolo di “presidente e amministratore delegato del Gruppo Armani, tra le poche aziende con un unico proprietario direttamente coinvolto in tutte le scelte”, ha ricordato la preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza, Anna Maria Fellegara.
A lei è toccato leggere, tra gli applausi sentiti del teatro, le motivazioni ufficiali di questo riconoscimento: “Per le dimensioni internazionali del marchio, per l’approccio olistico alla sostenibilità, per la ricerca incessante di miglioramento, per la consapevolezza della centralità dell’impresa nella creazione di valore condiviso – ha detto – il Consiglio della Facoltà di economia e giurisprudenza nella seduta del 23 giugno 2022 propone all’unanimità di conferire a Giorgio Armani la Laurea honoris causa in Global business management”.
Ed è la stessa preside a ricordare, abbandonando il copione ufficiale del discorso, come sia nata l’idea di una laurea honoris causa a re Giorgio: “Erano i giorni del Covid, giorni in cui il nostro ateneo era sotto una pressione fortissima come tutto il Paese, i nostri studenti erano chiusi in casa e non potevano frequentare il nostro ateneo e il pensiero di lui ci è stato d’aiuto, uno stimolo che ci ha fatto capire che potevamo ricominciare. Se ci credeva lui potevamo crederci anche noi”.
Davanti a una platea gremita di studenti, si sono decantati il genio creativo di Armani – la giacca destrutturata e il rapporto col tempo delle sue creazioni “pensate per resistere con disinvoltura all’esaurirsi di una collezione” – ma anche le sue doti imprenditoriali di uomo alla guida di un gruppo da oltre due miliardi di ricavi nel 2021 “attesi in ulteriore e sostanziale crescita nel 2022, confermando il superamento dei livelli registrati prima della pandemia da Covid 19”. Ma sono le parole dello stilista a definirlo più di tutte. Le cita il rettore riprendendo un passo della sua autobiografia Per amore: “La moda per me è un mestiere fatto di fantasie e concretezza, intuito e rigore, slancio e controllo. Non nasce dal canto delle Muse, da uno stordimento poetico, da un raptus creativo, fare moda vuol dire elaborare una idea coerente di bello e condividerla col tuo pubblico”.