Roma, 10 mag. (askanews) – La sfida dell’occupazione in Italia passa anche dalla necessità di superare dinamiche del passato per ridare slancio alla competitività, voce ai talenti ma anche alle competenze acquisite sul campo dai lavoratori. E’ stato il tema centrale di un convegno organizzato alla Camera da Fonditalia, fondo paritetico interprofessionale che finanzia progetti e programmi a supporto della formazione.
I dati mostrano che bisogna intervenire soprattutto sui giovani, che in Italia vedono una dispersione scolastica al 14,7% (Ocse 2018), collocando il Belpaese nelle ultime posizioni europee con 543mila giovani che hanno abbandonato gli studi. E secondo le indagini Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, un giovane su tre, in età compresa tra i 18 e i 24 anni, non possiede le competenze di base nelle capacità di lettura e sui calcoli, senza considerare la mancata comprensione della lingua inglese.
Ma a fronte delle trasformazioni che si prospettano, il tema di competenze e formazione può riguardare tutte le classi di età, tanto più in un contesto in cui la vita lavorativa tende ad allungarsi.
Al convegno, intitolato “Accrescere la competitività attraverso le competenze e il talento”, si è così discusso della necessità di una “rivoluzione copernicana”, che consenta al Paese di sostituire i sistemi “verticali e autoreferenziali” dell’istruzione, della formazione e del lavoro, ancorati alle logiche del ‘900, con sistemi circolari, capaci di contaminarsi, portando ogni cittadino ad accrescere i propri talenti e le proprie competenze non più in maniera standardizzata, ma semmai personalizzata.
I lavori si sono svolti nella Sala Regina della Camera dei Deputati, con la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni e delle Regioni, che hanno offerto esempi concreti delle realtà molteplici e diverse tr loro realtà locali, cercando di fare luce sulle trasformazioni necessarie che attendono l’Italia non solo negli anni a venire, ma già nei prossimi mesi.
Sul tavolo anche il tema del futuro delle certificazioni delle competenze dei lavoratori. “Il mondo del lavoro reclama con forza la necessità di utilizzare un modello standardizzato ed un linguaggio comune, che consenta alle imprese di reperire facilmente lavoratori in possesso di competenze chiave per la loro mission e che garantisca ai lavoratori la valorizzazione delle proprie competenze”, ha spiegato Francesco Franco, presidente di Fonditalia. “Per noi, che ci occupiamo di promuovere la formazione continua e l’accrescimento delle competenze, preme anche che si giunga presto alla possibilità di garantire la spendibilità degli apprendimenti acquisiti, con la possibilità di valutarne l’entità e la messa in trasparenza”.
Tra gli strumenti a cui far ricorso si è discusso di “Europass” che, quasi 20 anni fa, è stato ideato dall’Unione europea per facilitare l’attività lavorativa nei Paesi membri, ma che, come è emerso durante le discussioni, in Italia si è fermato alla stesura di un curriculum vitae. Di fatto, nel nostro Paese i passaggi legati a Europass (introdotto nel 2005) non sono stati elaborati appieno soprattutto quelli legati alle competenze digitali e alle esperienze personali dei giovani italiani.
Oggi, oltre a Europass, è a disposizione dei sistemi di valutazione anche l’Eqf, il Quadro delle qualificazioni europee delle competenze che punta a rendere comprensibile ad ogni formatore e datore di lavoro il livello di istruzione e le capacità professionali di ogni giovane studente o lavoratore.
Su questa scia Fonditalia ha lanciato “C+”, una applicazione che usando descrittori e le relazioni presenti nell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni ha come principale finalità quella di offrire ai lavoratori un percorso assistito per mettere in trasparenza, attestare e validare le competenze acquisite lungo l’arco della vita.
Tra digitalizzazione e economia green “siamo in mezzo a una nuova rivoluzione industriale. Quindi c’è bisogno di competenze, però devono essere certificate – ha spiegato Franco -. Noi abbiamo preparato un’app che consente alle imprese di avere una profilazione di tutti i lavoratori presso di loro, non solo delle competenze scolastiche, ma anche di quelle acquisite nella vita lavorativa. Fornisce un certificato, una attestazione delle competenze di quel determinato lavoratore il quale, naturalmente, potrà spenderlo anche al di fuori della sua azienda, in aziende diverse”.