Reporters senza frontiere: mai la libertà di stampa è stata minacciata in così tanti Paesi – askanews.it

Reporters senza frontiere: mai la libertà di stampa è stata minacciata in così tanti Paesi

Per disinformazione e propaganda. Ma Italia 41ma guadagna 17 posti
Mag 3, 2023

Roma, 3 mag. (askanews) – La libertà dei media è in pessime condizioni in un numero record di Paesi, secondo l’ultimo rapporto di Reporters senza frontiere (Rsf), che avverte che la disinformazione, la propaganda e l’intelligenza artificiale rappresentano minacce crescenti per il giornalismo. L’Italia, è però riuscita a scalare la classifica nell’ultimo anno, attestandosi al 41esimo posto su 180, e guadagnando 17 posizioni rispetto al 2022.

Il World Press Freedom Index rivela una situazione scioccante, con 31 paesi considerati in una “situazione molto grave” e con un punteggio molto basso, senza precedenti, rispetto ai 21 di due anni fa. L’aumento dell’aggressività da parte di governi autocratici – e di alcuni che sono considerati democratici – unita a “massicce campagne di disinformazione o propaganda” ha fatto peggiorare la situazione, secondo l’elenco, pubblicato da Rsf.

“C’è più rosso sulla mappa di RSF quest’anno che mai, poiché i leader autoritari diventano sempre più audaci nei loro tentativi di mettere a tacere la stampa”, ha detto al Guardian il segretario generale di Rsf, Christophe Deloire. “La comunità internazionale deve prendere coscienza della realtà e agire insieme, in modo deciso e rapido, per invertire questa tendenza pericolosa”. Oggi ricorre il 30mo anniversario della prima Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita per ricordare ai governi il loro dovere di sostenere la libertà di espressione. Tuttavia, l’ambiente per il giornalismo oggi è considerato “cattivo” in sette paesi su 10 e soddisfacente solo in tre su 10, secondo Rsf. L’Onu afferma che l’85% delle persone vive in paesi in cui la libertà dei media è diminuita negli ultimi cinque anni.

L’indagine valuta lo stato dei media in 180 paesi e territori, esaminando la capacità dei giornalisti di pubblicare notizie di interesse pubblico senza interferenze e senza minacce alla propria incolumità.

Il rapporto mostra che i rapidi progressi tecnologici stanno consentendo ai governi e agli attori politici di distorcere la realtà. “La differenza tra vero e falso, reale e artificiale, fatti e artifici si sta offuscando, mettendo a repentaglio il diritto all’informazione”, afferma il rapporto. “La capacità senza precedenti di manomettere i contenuti viene utilizzata per indebolire coloro che incarnano il giornalismo di qualità e indebolire il giornalismo stesso”. L’intelligenza artificiale sta “provocando ulteriore scompiglio nel mondo dei media”, si aggiunge, con strumenti di intelligenza artificiale “che digeriscono i contenuti e li rigurgitano sotto forma di sintesi che violano i principi di rigore e affidabilità”. Allo stesso tempo, i governi stanno combattendo sempre più una guerra di propaganda. La Russia, che era già precipitata in classifica lo scorso anno dopo l’invasione dell’Ucraina, è scesa di altre nove posizioni, mentre i media statali ripetono servilmente la linea del Cremlino mentre i media dell’opposizione sono costretti all’esilio.

Tagikistan, India e Turchia, sono passati dalla “situazione problematica” alla categoria più bassa. L’India ha registrato un calo particolarmente netto, sprofondando di 11 posizioni, fino alla 161esima, dopo le acquisizioni dei media da parte di oligarchi vicini a Narendra Modi. In Turchia, l’amministrazione del presidente Recep Tayyip Erdo?an ha intensificato la persecuzione dei giornalisti in vista delle elezioni del 14 maggio, ha affermato Rsf. La Turchia imprigiona più giornalisti di qualsiasi altra democrazia.

Alcuni dei maggiori cali dell’indice del 2023 si sono verificati in Africa. Fino a poco tempo fa modello regionale, il Senegal è sceso di 31 posizioni, principalmente a causa delle accuse penali mosse contro due giornalisti, Pape Alé Niang e Pape Ndiaye. La Tunisia ha perso 27 posizioni a causa del crescente autoritarismo del presidente Kais Saied. Il Medio Oriente è la regione più pericolosa del mondo per i giornalisti. Ma le Americhe non hanno più nessun paese colorato di verde, che significa “buono”, sulla mappa della libertà di stampa. Gli Stati Uniti sono scesi di tre posizioni al 45esimo posto. La regione Asia-Pacifico è trascinata al ribasso da regimi ostili ai giornalisti, come il Myanmar (173esimo) e l’Afghanistan (152esimo).

I paesi nordici sono invece da tempo in testa alla classifica Rsf dei Paesi più virtuosi e la Norvegia è rimasta al primo posto nell’indice sulla libertà di stampa per il settimo anno consecutivo. Ma al secondo posto si è classificato un paese non nordico: l’Irlanda. I Paesi Bassi sono tornati tra i primi 10, salendo di 22 posizioni, dopo l’omicidio del 2021 del reporter di cronaca nera Peter R de Vries . Il Regno Unito si trova al 26esimo posto.