Roma, 2 mag. (askanews) – Aspen Institute Italia, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, organizza l’Aspenia Talk “Noi Italiani. Forza e debolezza di un Paese incompiuto”, domani 3 maggio dalle 17:30 alle ore 19.30 a Roma, presso l’American Academy, Villa Aurelia (Largo San Pancrazio 1-2). L’incontro, secondo quanto riporta un comunicato, che è aperto alla stampa, intende celebrare l’importante traguardo del numero 100 di Aspenia, rivista di Aspen Institute Italia edita dal Gruppo Sole 24 ore è sarà seguito da un cocktail di festeggiamento.
Partecipano al panel Giulio Tremonti, Presidente Aspen Institute Italia e Presidente Commissione Esteri Camera dei Deputati, Giuliano Amato, Presidente Onorario Aspen Institute Italia, Fondatore Aspenia, Lucia Annunziata, giornalista RAI; Marta Dassù, Direttrice Aspenia; Stefano Lucchini, Chief Institutional Affairs and External Communication Officer Intesa Sanpaolo; Marco Fortis, Docente di Economia Industriale e Commercio Estero, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Giovanni Farese, Professore Associato di Storia dell’Economia, Università Europea di Roma ; Gianfelice Rocca, Presidente, Techint Group; Alberto Quadrio Curzio, Presidente Emerito, Accademia Nazionale dei Lincei; Alessandro Giuli, Presidente MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo e Marina Valensise, Giornalista e scrittrice.
Il numero 100 della rivista, si legge, è interamente dedicato all’Italia o meglio a “Noi Italiani”, quasi una sorta di “rovesciamento” della sintesi attribuita (forse erroneamente) a Massimo D’Azeglio, per cui al momento dell’Unità si era fatta l’Italia, ma andavano a quel punto fatti gli italiani. Dare una valutazione oggettiva dell’Italia come sistema-paese può disorientare l’osservatore: esistono evidenti punti di debolezza, antiche questioni culturali irrisolte, carenze istituzionali. Eppure, ci sono anche nicchie di eccellenza e una tenuta complessiva che emerge nei momenti di crisi.
C’è, quindi, da risolvere un “puzzle Italia” partendo da una consapevolezza: “non siamo – sostiene Giulio Tremonti nel numero 100 di Aspenia – davanti alla fine della storia, ma davanti al principio possibile di una nuova storia. Questo è il fine cui si può e si deve mirare e, in una logica non di sterile lotta, ma di impegno per il bene comune, condividendo una visione. Non tutto ciò che è essenziale e morale è nel PIL, ma è nell’orgoglio e nel sentimento di una partecipazione collettiva basata sulla nostra identità, risalendo dalle origini del romanticismo di Mazzini e passando dal pragmatismo di Cavour”.
“L’Italia – spiega Giuliano Amato nell’editoriale di apertura di Aspenia 100 – si porta dietro dalla sua stessa nascita come Stato, con il Regno di Sardegna, i Savoia e l’opera di unificazione guidata da Cavour l’annosa questione del rapporto tra rango, ruolo e presenza stabile nei maggiori consessi internazionali. Cavour riuscì a creare, tra i “paesi di prim’ordine” un’accondiscendenza adeguata alle esigenze di un “paese di second’ordine” – la futura Italia. La domanda da porre oggi — sostiene Amato – è se siamo ancora un paese di second’ordine. Certamente abbiamo avuto degli sprazzi da paese di prim’ordine, come dimostra la storia dell’integrazione europea: quattro paesi con eguale diritto di voto in Consiglio – Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia. L’unione monetaria nasce, così come Schengen, da un’intesa franco-tedesca a cui l’Italia si è aggregata con un sostegno attivo. Oggi, con l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, l’Italia assume un ruolo ancora più strategico”. Secondo Amato “l’Italia può diventare l’ago della bilancia in ambito di Consiglio europeo, e questo permetterebbe di compiere progressi verso una politica industriale europea”.