Roma, 27 apr. (askanews) – I fratelli Bianchi devono essere condannati all’ergastolo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, anche dai giudici della corte d’assise appello di Roma. Così sostituto procuratore generale di Roma, Bruno Giangiacomo, e il pm di Velletri, Francesco Brando, hanno concluso nel processo di secondo grado per il delitto avvenuto nella notte tra il 5 ed il 6 settembre del 2020 a Colleferro, nell’hinterland della Capitale. Willy, giovane studente che lavorava come aiuto cuoco in un pub, venne ucciso a calci e pugni. Era intervenuto in difesa di un suo amico aggredito da alcuni ragazzi di Artena. Nel processo di primo grado è stata riconosciuta il massimo della pena ai fratelli Marco e Gabriele Bianchi, mentre 21 anni sono stati dati a Mario Pincarelli e 23 anni a Francesco Belleggia. Il pg, nella sostanza, chiede la conferma del giudizio di primo grado nella sua interezza. Willy Monteiro Duarte, che era originario di Capo Verde, abitava a Paliano. Nell’ottobre 2020 il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dato la medaglia d’oro al valor civile nel suo ricordo. Il ragazzo “con eccezionale slancio altruistico e straordinaria determinazione, dando prova di spiccata sensibilità e di attenzione ai bisogni del prossimo, interveniva in difesa di un amico in difficoltà, cercando di favorire la soluzione pacifica di un’accesa discussione. Luminoso esempio anche per le giovani generazioni, di generosità, altruismo, coraggio e non comune senso civico, spinti fino all’estremo sacrificio”. Willy venne aggredito e colpito con tecnica di lotta Mma, in piazza Oberdan, davanti al locale ‘Due di picche’ e lasciato esanime sull’asfalto. Il processo, oggi, è stato aggiornato all’11 maggio prossimo. Per allora prenderanno la parola i legali di parte civile ed i difensori. I nuovi avvocati dei Bianchi hanno depositato una richiesta di riapertura del dibattimento. “La morte di Willy è un evento indecente – hanno spiegato i rappresentnati dell’accusa nel corso della requisitoria – è assurda nei motivi e nelle modalità che l’hanno determinata”. Si è trattato di “un’azione che, nel caso di specie, ha avuto una durata apprezzabile, quantificabile in circa 50 secondi, e, in questo lasso temporale, tutti gli imputati non solo non hanno mai desistito ma, anzi, hanno intensificato la condotta: lo hanno fatto agendo in quattro contro uno, proseguendo per tutto questo tempo a martoriare Willy, infierendo su un corpo che, sin dai primi secondi, già appariva totalmente remissivo”.
Il magistrato ha poi ricordato che i fratelli Bianchi “hanno ricevuto condanne ormai passate in giudicato per estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti; sono soggetti conosciuti per avere la fama di picchiatori e infatti in passato sono stati arrestati per fatti analoghi e rinviati a giudizio (sempre aggressioni di più soggetti contro uno, peraltro ai danni di soggetti extracomunitari; quindi sempre in una situazione in cui il soggetto è in una situazione di minorata difesa). Sono persone che andavano a fare gli arroganti in giro. Sono persone che vivevano nel lusso senza fare nulla e che quindi vivevano di delitti. Sono persone, infine, che hanno dimostrato di non aver avuto alcuna revisione critica del loro operato, come emerge dal loro esame in occasione del quale hanno reso dichiarazioni miranti a dare la responsabilità esclusiva dell’evento a Belleggia (e, badate, non è un caso, visto che ritengono Belleggia il ‘traditore’) e nel corso del quale hanno addirittura mostrato un atteggiamento quasi offensivo nei confronti dei familiari della persona offesa”. Secondo quanto ricostruito dal pg Giangiacomo e dal pm Brando l’omicidio è “un fatto concitato” che è avvenuto in un contesto di confusione. “Dobbiamo prenderne atto e con vaglio critico dobbiamo anche accettare che un teste credibile possa essersi confuso su un aspetto. E di fronte ad un fatto concitato bisogna contrapporre un processo che sia ragionato”. Inoltre “non è vero che il clamore mediatico ha condizionato la testimonianza e l’eccezione della difesa sul punto, é un auto gol”.
Secondo i rappresentanti dell’accusa c’è “un tentativo inaccettabile di far entrare nel processo atti di indagine che non possono entrare – hanno detto – Le difese vogliono prendere stralci di altre indagini. Si tratta di argomentazioni senza appigli giuridici. Non va consentita l’operazione che è un tentativo di rifare il processo”.