Roma, 20 apr. (askanews) – “Le colpe dei figli adulti possono ricadere sui padri? Per la Questura di Verona pare proprio di sì. Una guardia giurata è stata privata dell’arma e del suo porto di pistola (che significa non poter lavorare) perché suo figlio è stato sorpreso con un etto di hashish. La guardia, persona esente da censure, ha l’unica “colpa” di essere il padre di quel figlio che ha sbagliato”. Così denuncia in una nota il segretarionazionale del Savip, Vincenzo Del Vicario.
“Non sappiamo se i poliziotti di Verona siano al corrente di quanti siano, in Italia, i loro colleghi che, con analoghi problemi in famiglia, siano stati sospesi dal servizio o addetti a servizi disarmati – continua Del Vicario – Né ci sorprenderebbe che non conoscano la più recente giurisprudenza del Consiglio di Stato in materia: da decenni la Polizia Amministrativa non è più, per loro, oggetto di specifici corsi di aggiornamento”.
Il rappresentante sindacale aggiunge: “Basterebbe il buonsenso per capire che un provvedimento tanto afflittivo, oltre che illegittimo, è inumano. Con opportune prescrizioni si sarebbe escluso ogni rischio, ma se non si hanno soldi e avvocati nessuno ci pensa. Prendersela con ‘l’ultima ruota del carro’, il più indifeso, é uno sport che non dovrebbe piacere a nessuna persona normale. Per questo, nell’operosa inerzia del Questore di Verona, crediamo che l’unica sia rivolgersi al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, affinché, rispolverando per una buona causa il potere di annullamento straordinario attribuitogli dal Tulps, renda giustizia e dignità all’uomo e al lavoratore, prima che vi provveda la magistratura amministrativa”.