Balneari, domani Corte Giustizia Ue si pronuncia sul caso Ginosa – askanews.it

Balneari, domani Corte Giustizia Ue si pronuncia sul caso Ginosa

Un comune deve applicare un decreto anche se viola il diritto Ue?
Apr 19, 2023

Strasburgo, 19 apr. (askanews) – La Corte europea di Giustizia si pronuncerà domani a Lusssemburgo su un rinvio pregiudiziale del Tar della Puglia collegato con la parallela controversia tra la Commissione Ue e l’Italia sulle concessioni balneari.

La sentenza che verrà emessa domani riguarda la causa C-348/22, una vertenza in cui sono coinvolte l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e il Commune de Ginosa, in provincia di Taranto. Il rinvio pregiudiziale concerne l’intepretazione della normativa nazionale che prevede la proroga automatica delle concessioni balneari, e in particolare la validità, il carattere vincolante e l’effetto diretto della normativa Ue relativa ai servizi nel mercato interno (Direttiva 2006/123/Ce, meglio nota come “Direttiva Bolkestein”).

Secondo il diritto Ue, per concedere concessioni di occupazione del demanio pubblico marittimo, gli Stati membri devono applicare una procedura di selezione, con messa a gara tra i potenziali candidati, quando il numero di autorizzazioni disponibili è limitato a causa della scarsità delle risorse naturali. Inoltre, la concessione deve essere di durata limitata e non soggetta alla procedura di rinnovo automatico.

Sebbene la direttiva Bolkestein sia stata recepita nell’ordinamento giuridico italiano, una legge nazionale del 2018 ha indicato che le concessioni in corso saranno prorogate fino al 31 dicembre 2033, per disporre del tempo necessario alla realizzazione di tutte le operazioni indispensabili alla riforma del regime di concessione.

Il comune di Ginosa, applicando la legge nazionale, ha deciso il 24 dicembre 2020 di prorogare automaticamente sul proprio territorio le concessioni di occupazione del demanio pubblico marittimo. Ma a questo punto la decisione è stata oggetto di una contestazione da parte dell’Autorità italiana garante della concorrenza e del mercato (Agcom), che l’ha ritenuta contraria ai principi Ue della concorrenza e della libertà di stabilimento. L’Agcom ha perciò notificato al comune di Ginosa un parere motivato, ricordandogli l’esigenza di una procedura preliminare di appalto pubblico e rilevando che le disposizioni nazionali che prorogano automaticamente le concessioni devono restare inapplicate.

Poiché il comune di Ginosa non si è conformato a questo parere motivato, l’Agcom ha presentato al Tar (Tribunale amministrativo regionale) della Puglia un ricorso diretto all’annullamento della decisione sulla proroga delle concessioni.

A sua volta, il Tar Puglia, pur ritenendo le disposizioni nazionali incompatibili con la direttiva Bolkestein, ha notificato i suo dubbi sul carattere di autoesecutività della direttiva stessa, con l’effetto di disapplicare norme nazionali contrarie.

Il Tar della Puglia pone pertanto alla Corte europea di Giustizia diverse questioni pregiudiziali, volte a verificare il campo di applicazione della direttiva, la sua validità, la sua natura e gli effetti della sua applicazione.

Va ricordato che nella giurisprudenza della Corte Ue ci sono già diversi precedenti di sentenze secondo cui l’applicazione del diritto comunitario prevale su eventuali norme nazionali contrarie.

La Commissione europea si attende domani un verdetto dei giudici di Lussemburgo favorevole alle sue posizioni nella controversia con l’Italia sulle concessioni balneari, che le consentirebbe di aumentare ancora di più la pressione sul governo di Roma per mettersi in regola, applicando finalmente la sentenza della Corte di Giustizia del 2016 che ha confermato la necessità di mettere a gara periodicamente le concessioni e di non prorogarle automaticamente.

In mancanza di una risposta adeguata da parte del governo, l’Esecutivo comunitario, che ha già aperto da tempo una procedura d’infrazione contro l’Italia per mancata esecuzione della sentenza del 2016, potrebbe decidere nelle prossime settimane un nuovo ricorso alla Corte Ue, con la richiesta di comminare sanzioni pecuniarie giornaliere al Paese per ogni giorno di permanenza nella situazione di inadempienza.