Bologna, 11 apr. (askanews) – Sono 5.500 miliardi di dollari in sei anni. E’ la cifra che le 60 più grandi banche del mondo hanno concesso al settore delle fonti fossili dal 2016 a oggi. Un dato che stride con gli impegni che la comunità internazionale ha assunto per combattere la crisi climatica. Il dato è contenuto nel rapporto annuale “Banking on Climate Chaos” redatto da un gruppo di organizzazioni non governative dopo l’approvazione dell’Accordo di Parigi, secondo il quale occorre limitare la crescita della temperatura media globale a un massimo di 2 gradi centigradi, di qui alla fine del secolo, rispetto ai livelli preindustriali.
Il rapporto “Banking on Climate Chaos” verrà presentato per la prima volta in Italia nel giorno della sua uscita internazionale, giovedì 13 aprile 2023, a Modena nell’ambito della programmazione di FestiValori, il festival dedicato alla finanza etica promosso da Valori.it e Fondazione Finanza Etica. Interverranno Andrea Barolini, direttore di Valori.it, Luisiana Gaita, giornalista del Fatto quotidiano, il meteorologo Luca Lombroso e Simone Ogno ricercatore di ReCommon.
“Le cifre contenute nel rapporto sono particolarmente inquietanti anche in ragione della tipologia di investimenti effettuati dalle banche – spiegano gli organizzatori -. Una grossa fetta dell’ammontare complessivo, infatti, è destinata a nuovi progetti di sfruttamento, a vario titolo, di carbone, petrolio e gas. Da decenni, invece, la scienza è chiarissima rispetto a ciò che occorrerebbe fare per combattere seriamente la crisi climatica ed evitare che si trasformi in una catastrofe. Non soltanto non dovremmo più estrarre alcun tipo di fonte fossile, ma occorrerebbe anche limitare allo stretto indispensabile l’uso di tutte quelle che abbiamo già a disposizione”.
Estremamente preoccupante è inoltre il quantitativo di capitali investiti: “5.500 miliardi rappresentano una cifra infinitamente più ampia rispetto a quelle che i governi sono riusciti a mettere a disposizione per la transizione ecologica – continuano -. Ovvero, principalmente, per lo sviluppo delle energie rinnovabili. Basti pensare che il cosiddetto Green Deal europeo (Next Generation Eu) ha permesso di mobilitare 750 miliardi di euro, di cui solo un terzo vincolati a progetti compatibili con la lotta ai cambiamenti climatici”.