Roma, 1 apr. (askanews) – “Come sindaco, ho sentito il dovere di dare una risposta alle due cittadine che si sono rivolte a me, al nostro Comune, con speranza e fiducia. È una doppia spinta quella che ho provato dentro: prima di tutto etica, da uomo delle istituzioni, che vuole garantire una tutela alle donne e al piccolo, appena nato. Ma ho sentito anche una spinta umana: come avrei potuto rifiutare di accogliere un nuovo cittadino, appena venuto al mondo, nella nostra Savona?”. Lo dice in un’intervista a ‘La Stampa’ il sindaco di Savona, Marco Russo, che il 28 marzo ha registrato la nascita di un bimbo nato da una coppia gay: il figlio delle due mamme, Giulia e Roberta, è nato nell’ospedale San Paolo di Savona ed è stato registrato nel Comune della sua città.
“Ho riflettuto molto prima di decidere – spiega -. Le due mamme mi avevano contattato e incontrato prima che il piccolo nascesse chiedendomi in anticipo la disponibilità a procedere con la registrazione, una volta che il bambino fosse nato”. Una cosa “è valutare le situazioni a freddo, trovarsi in un ufficio ministeriale, lontano dalla vita di ogni giorno. Altra cosa è trovarsi in frontiera, come accade ai sindaci. È stato tutto naturale: mi sono preso il tempo per riflettere sul caso dal punto di vista legislativo, del nostro ordinamento. Il resto è venuto da sé”.
Questa, aggiunge, è “una battaglia civile. Non potevo pretendere dai funzionari del Comune di assumersi una tale responsabilità. Per questo, ho rivestito in prima persona il ruolo di ufficiale di Stato civile e ho firmato l’atto. Ho poi inviato al Prefetto e al Procuratore della Repubblica una lunga lettera, in cui ho motivato, a livello normativo, la mia scelta. Oltre ai riferimenti di legge, dalla Costituzione alla Carta dei diritti dell’Unione Europea, ho sottolineato le lacune normative vigenti. Come spesso accade, il Paese è molto più avanti della norma”.