Roma, 24 mar. (askanews) – Torna alla ribalta un vecchio cavallo di battaglia di Fdi. Quello di cancellare il reato di tortura dal codice penale. La Pdl è stata presentato in commissione Giustizia della Camera nel novembre scorso e assegnata in sede referente il 24 gennaio e ancora non calendarizzata. Ma lo scontro riflette il clima incandescente tra maggioranza e opposizione, dalla maternità surrogata alle detenute madri.
L’obiettivo esplicitato nella proposta di legge è quello di tutelare gli agenti da “denunce e processi strumentali” da pene ritenute “spoporzionate rispetto ai reati che puniscono nel codice attualmente tali ci condotte”, per garantire “adeguatamente l’onorabilità e l’immagine delle Forze di polizia”.
L’ordinamento penale italiano, tengono a sottolineare gli esponenti di Fdi, “contempla già una sufficiente ‘batteria di norme repressive’: percosse, lesioni personali, sequestro di persona, arresto illegale, indebita limitazione di libertà personale, abuso di autorità contro arrestati o detenuti, perquisizioni e ispezioni personali arbitrarie, violenza privata, minacce, stato di incapacità procurato mediante violenza. Si tratta di fattispecie penali che, unite alla nuova aggravante, andrebbero a comporre un’adeguata costellazione punitiva”.
Il testo, infatti, di soli due articoli, introduce una nuova aggravante comune che darebbe attuazione agli obblighi internazionali discendenti dalla ratifica della Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (Cat) ma nello stesso tempo prevede la contestuale abrogazione delle fattispecie penali della tortura e dell’istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura (articoli 613-bis e 613-ter del codice penale).
Secondo i deputati di Fratelli d’Italia la legge attuale (approvata nel 2017) porta ad una “incertezza applicativa” con il rischio della “pericolosa attrazione nella nuova fattispecie penale di tutte le condotte dei soggetti preposti all’applicazione della legge, in particolare del personale delle Forze di polizia che per l’esercizio delle proprie funzioni è autorizzato a ricorrere legittimamente anche a mezzi di coazione fisica”. Gli appartenenti alla polizia penitenziaria “rischierebbero quotidianamente denunce per tale reato a causa delle condizioni di invivibilità delle carceri e della mancanza di spazi detentivi, con conseguenze penali molto gravi e totalmente sproporzionate”.
Insorgono le opposizioni. La capogruppo dei senatori Pd, Simona Malpezzi, definisce “agghiacciante” la proposta. “Meloni – scrive su twitter – dica qualcosa: il suo governo e la sua forza politica vogliono attaccare una norma in difesa dei diritti umani?”. Mentre la collega di partito, la vicepresidente di Palazzo Madama, Anna Rossomando, attacca la destra che fa un “disastro dietro l’altro” e chiede al “ministro Nordio da che parte sta”.
Ivan Scalfarotto di Az-Iv, fa notare come il governo introduca “un nuovo reato con pene pesantissime per chi va a un rave party ed elimina invece il reato di tortura che punisce chi ‘agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia’”.
Riccardo Magi di +Europa, parla di schizofrezia dell’esecutivo (“da un lato annuncia di voler introdurre, incostituzionalmente, nuovi reati universali inventandoseli di sana pianta, come nel caso della Gpa; dall’altra, vuole l’abolizione di reati reali che danneggiano l’immagine del nostro Paese, come quelli commessi appunto dalle Forze dell’Ordine” e rilancia chiedendo l’introduzione dei codici indentificativi delle divise.
“Mentre a Biella si consuma con 23 agenti sospesi dal servizio l’ennesimo caso di tortura nelle carceri italiane, Fratelli d’Italia, il partito della presidente del consiglio dei ministri propone una legge per abrogare il reato di tortura”, è il commento del vicepresidente dei deputati dell’Alleanza Verdi Sinistra Marco Grimaldi.