Roma, 21 mar. (askanews) – Continua a confermarsi campione d’incassi Maurizio Battista con “Ai miei tempi non era così…” al Teatro Olimpico di Roma fino al 2 aprile e in tour nazionale. Brillante, ironico, istrionico e imprevedibile come non mai porta in scena uno spettacolo nello stile dei grandi show televisivi, in cui passeggia sulla linea del tempo fra aneddoti e ricordi. Interagisce con il pubblico, strappa fragorose risate, fa scatenare la platea sulle hit degli anni ’90, ma fa anche emozionare, raccoglie applausi e standing ovation ad ogni replica.
“Ai miei tempi non era così…” è lo spunto per tante riflessioni. Siamo veramente sicuri che il passato coincida con l’idea di “vecchio” e il presente con l’idea di un “nuovo” che ci costringe ad arrancargli dietro, fino a farci invecchiare prima del tempo? E chi l’ha detto che la felicità consista in un accumulo di “effetti speciali” o non piuttosto, com’era una volta, nel sapersi divertire con talmente poco che eravamo noi a sentirci “speciali”?
Tra queste e altre domande, si muove Maurizio Battista, in un precisissimo slalom per non urtare i paletti dell’ipocrisia e dell’ignoranza, issati dall’epoca attuale, coadiuvato dalla musica dei Los Locos, dalle canzoni di Renato Zero interpretate dal suo erede naturale Daniele Si Nasce e dall’irriverenza del comico Dado, sempre pronto a smascherare inganni e sotterfugi della contemporaneità.
A tale proposito la sala del teatro riproduce una sala cinematografica di tanti anni fa, nella quale, attraverso la proiezione di vecchi film, si capisce come di questa presunta modernità ci siamo fatti appunto un “film” che non corrisponde ai nostri bisogni reali e che ci fa dire spesso “ai miei tempi non era così…”.
Per l’occasione al pubblico Maurizio Battista riserva un piccolo cadeau: “A cena con il prete (le confessioni di un uomo solo)”, un libro-racconto a ruota libera dello showman, che si confida e si svela a Don Luigi con il pungente umorismo e la travolgente ironia che lo contraddistinguono. Uno show nello show, che si lega con un doppio filo allo spettacolo, come si evince da uno stralcio: “Mia nonna Lina sosteneva che fossi un giovane “tribolato”, con un destino tormentato. Eppure, all’epoca, mi sentivo leggero e felice. Solo molto più tardi mi resi conto di quanto mia nonna fosse stata profetica”.