Roma, 20 mar. (askanews) – È tutto vero, il regista tedesco Leander Haussmann giura di non aver inventato niente, il semaforo che veniva controllato a distanza per testare l’onestà dei cittadini, o i Sex Pistols, come narra la leggenda, creati a tavolino dalla Stasi, e ancora un fascicolo della temuta polizia dell’ex Germania comunista che aperto 30 anni dopo rivela un’amante del padre del regista… È “A Stasi Comedy” (“Leander Haussmanns Stasikomoedie”), che ha vinto la terza edizione del Festival del cinema tedesco, 4 giorni di proiezioni al cinema Quattro Fontane a Roma e che da quest’anno ha chiamato il pubblico a votare il Miglior Film.
“Mio padre non faceva parte della Stasi, ma c’è una storia simile, quella in cui lui ritirò il suo dossier dell’archivio della Stasi e con mia madre, c’ero anche io nel momento in cui aprì questo documento, spuntò la lettera di un’amante degli Anni Sessanta”.
Ventitré anni dopo il successo di “Sonnenallee” (1999) e 17 dopo “Nva” (2005), Haussmann con “Stasikomoedie” (2022) chiude la sua trilogia sulla Ddr. Protagonista questa volta è Ludger Fuchs, nella Berlino di oggi uno scrittore famoso, all’epoca infiltrato a Prenzlauer Berg, allora culla della Beat Generation, un uomo con una doppia vita, divenuto infine eroe della resistenza al socialismo. La storia – dice Haussmann – è “molto più complessa di come viene descritta in due pagine del libro di storia”.
“Se si mettono in fila i documenti della Stasi si arriva a 111 chilometri, il Muro di Berlino era lungo altrettanti chilometri, il che è interessante”, spiega Haussmann.
“Un così grande potenziale di gente che scrive, un popolo di scrittori e pensatori, e mi sono detto: ne esce sicuramente un film. Fanno lo stesso: osservano le persone e scrivono di questo, come avrebbe potuto essere usato diversamente questo potenziale? Che meravigliosa letteratura ne sarebbe nata? E l’altra cosa è: tutto ciò che è nei documenti è vero!”.
Il Festival del Cinema tedesco è organizzato da German Films in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania e il Goethe-Institut.
Intervista di Stefania Cuccato
Montaggio Alessandra Franco
Con immagini askanews