Roma, 14 mar. (askanews) – È una Regina Elisabetta ironica e “antipatica” a teatro, Elisabetta Mazzullo, così la definisce lei stessa, tra i protagonisti del “Riccardo III” in scena a Torino al Teatro Carignano fino al 26 marzo e poi in tourneé (Milano, Lugano, Bressanone, Bolzano, Casale Monferrato, Pavia, Trento, Modena, Padova) che si chiuderà a maggio a Roma. La regista ungherese Kriszta Székely ha riletto Shakespeare in chiave moderna e attuale, racconta l’attrice.
“È molto incentrato su un’idea di contemporaneità e uso improprio del potere anche paradossalmente da parte di chi ne sarebbe meno degno”. Viene leggermente variato Shakespeare con un finale sorprendente, chiuderà lo spettacolo proprio la nuova Regina Elisabetta, che è riuscita a far uccidere Riccardo, con un discorso che apparentemente è un messaggio di pace nel mondo, ma fatto con gli strumenti della violenza e del potere; nulla è cambiato, il potere, che sia uomo o donna, trasforma male chiunque”.
Il potere e il dittatore. Un bagno nell’attualità per il pubblico. “Il contenuto che veicola questo lavoro è scioccante, il pubblico ci dice che è un pugno che arriva allo stomaco, non c’è niente di rassicurante, non c’è una catarsi. Ma credo che sia anche il modo giusto di iniziare a ragionare sul mondo. È un personaggio che mi ha lasciato uno spazio interessante nella zona dell’ironia, dell’antipatia, che è interessante da giocare, quando uno può essere antipatico in scena si diverte in qualche modo. È una donna sola in un mondo di uomini, provo una simpatia anche se come donna mi starebbe antipatica, ma la capisco”.
Elisabetta Mazzullo, diplomatasi alla scuola dello Stabile di Genova, attrice teatrale e con alcuni progetti alla regia all’attivo, è stata di recente apprezzata nel film “Le otto montagne”, tratto dal libro di Paolo Cognetti, premio della Giuria a Cannes 2022. Un film che, dice, è stata un’esperienza di vita prima che professionale, soprattutto per il contesto in cui è stato girato e per le persone che ha incontrato.
“Ha in qualche modo abbassato le mie ansie da prestazione, è come se una voce ora mi dicesse stai calma, stai raccontando una vita altrui, questo è un grande regalo che mi ha fatto il film”.
E al cinema spera di continuare.
“Non so ancora quale sia il mio posto nel cinema, mi piacciono i personaggi fragili e delicati ma anche quelli folli e antipatici, resto aperta, ma di sicuro mi rendo conto che a volte un provino funziona perché è un bell’incontro”.