Milano, 14 mar. (askanews) – La sostenibilità non si realizza a colpi di decreto, ma dando fiducia alle imprese che, oltre al tradizionale scopo del profitto, perseguono con pari priorità obiettivi ad impatto sociale e ambientale resi espliciti nel proprio statuto.
Mauro Del Barba, promotore nel 2015 della legge di istituzione delle aziende benefit e oggi presidente dell’Associazione che le riunisce, l’AssoBenefit, ribadisce questa convinzione nel corso dell’incontro organizzato per la quarta Giornata nazionale delle Aziende benefit.
“La sostenibilità è una questione complessa che chiama in causa le istituzioni, quindi la politica; chiama in causa i capitali, quindi la finanza; chiama in causa l’intrapresa, quindi le società, le imprese e gli imprenditori – dice Dal Barba raggiunto durante una pausa dei lavori – E’ un mix che deve trovare una sua armonia. Procedere verso gli obiettivi dell’Agenda 2030 a colpi di decreto, è una metodologia che manda in tilt il sistema, perché i cambiamenti sono così profondi che solo una sinergia tra la libertà dell’imprenditore, la forza del capitale, e la capacità della politica di dare direzione può imprimere il giusto passo a questo processo”.
In questo contesto, sottolinea Del Barba, lo schema societario delle aziende benefit offre un modello in grado di reggere le sfide che la sostenibilità impone. “Quello che le società benefit dicono agli altri attori è: signori guardate che le imprese possono fare di più. Date loro fiducia, date un assetto giuridico come il nostro, che consenta di guardare ai bisogni della società andando oltre lo scopo tradizionale di fare profitto. E vedrete che la nostra esperienza farà emergere e venire a galla tutti quei comportamenti, che poi il legislatore potrà anche sistematizzare e rendere norma. Dobbiamo avere fiducia nel mercato, naturalmente, e nelle capacità dell’imprenditore di assumere dentro di sé e dentro la propria azienda i valori etici che riguardano il sociale e l’ambiente”.
Valori etici che però devono essere anche misurabili nel loro impatto concreto sul tessuto sociale e ambientale, per non restare delle pure dichiarazioni di principio. “Le società benefit hanno come obbligo quello di misurare le proprie performance, di avere una governance trasparente proprio per assicurare che questi aspetti poi siano messi a terra – risponde il prediente di AssoBenefit – La questione della misura dell’impatto, poi, è una questione che attiene tutte le imprese. Oggi avere una label, una certificazione, o anche un’autovalutazione che misura una performance di sostenibilità, e ci tengo a dire ‘una’ performance, perché abbiamo ormai capito che c’è una pluralità di misure che deve essere effettuata, è un aspetto che può essere significativo anche per la competitività delle imprese. E quindi va oltre la necessità delle società benefit di rendicontare i propri benefici comuni. Ma ancora una volta quello che emerge dall’esperienza delle società benefit è che aumenta anche la loro competitività”.
La misura dell’impatto, e la trasparenza della governance, fanno sì quindi che la sostenibilità diventi asset competitivo delle imprese e forza di sviluppo in un mercato che premia valori etici e non solo economici.
Questa visione trova d’accordo anche Enrico Giovannini, ex ministro delle Infrastrutture e attuale direttore scientifico dell’ASviS, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile, che ha aperto i lavori del convegno.
Giovannini ha voluto però anche ricordare che esiste il rischio concreto che scelte di sostenibilità indicate a livello nazionale ed europeo possano oggi essere contraddette e vanificate per interessi puramente elettoralistici o per visioni economiche di brevissimo periodo. Un rischo che mette a repentaglio le generazioni future e che va superato.
“Adesso, proprio perché si passa dalle parole ai fatti, il mercato selezionerà chi è più avanti e crescerà in un’ottica di sostenibilità, e chi invece resiste e dunque si appella agli aiuti politici per restare dove è – dice Enrico Giovannini – E’ una discussione che non riguarda solo l’Italia o solo l’Europa. Ma non c’è dubbio che in Europa il quasi completamento del ciclo politico iniziato nel 2019 sta spingendo alcune forze politiche a posizionarsi sulle elezioni del 2024 difendendo presunti ‘interessi’, che non sono però gli interessi collettivi. Quindi la mia speranza è che nonostante queste spinte si vada avanti; tanto più dopo il cambiamento di Costituzione che abbiamo fatto in Italia con la scelta di mettere al centro le future generazioni. L’anno scorso tutte le forze politiche hanno cambiato la Costituzione in questa direzione, è un po’ buffo che dopo un anno qualcuno torni indietro”.
In Italia, a fine 2022 le società benefit sono circa 2800, la gran parte delle quali riunite in AssoBenefit.