Roma, 12 mar. (askanews) – A lasciare il Nord Italia a secco è un 2023 che si classifica fino ad ora come il più bollente di sempre, con una temperatura di 1,44 gradi superiore la media storica. Ma l’anomalia riguarda l’intera Penisola dove la temperatura è stata comunque superiore di 0,76 gradi nei primi due mesi dell’anno. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Isac Cnr che rileva le temperature in Italia dal 1800, che evidenzia anche precipitazioni al di sotto della media nel primo bimestre dell’anno dopo un 2022 in cui è caduta il 30 per cento di pioggia in meno.
L’annunciato ritorno della pioggia – sottolinea la Coldiretti – è importante per dissetare i campi resi aridi dalla siccità e ripristinare le scorte idriche nei terreni, negli invasi, nei laghi, nei fiumi ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che – continua la Coldiretti – hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 19 per cento del lago di Como al 36 per cento del lago di Garda fino al 40 per cento di quello Maggiore mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è a -3,2 metri e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.
Il risultato è che in Italia sono circa 300mila le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità soprattutto nelle aree del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana – spiega Coldiretti – dove nasce quasi un terzo dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ed i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello. Senza parlare del riso le cui previsioni di semina prevedono un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.
Gli agricoltori italiani sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare”, ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con l’Italia che perde ogni anno l’89 per cento dell’acqua piovana abbiamo elaborato con Anbi il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’industria e all’agricoltura”.