Mattarella tra pochi giorni in Kenya. L’analisi di Giovanni Carbone (Ispi) – askanews.it

Mattarella tra pochi giorni in Kenya. L’analisi di Giovanni Carbone (Ispi)

Economia e politica del Paese africano
Mar 11, 2023

Roma, 11 mar. (askanews) – Il Kenya è “l’economia più forte e avanzata” dell’Africa orientale che sta dimostrando “volontà di essere leader nella regione”, favorendo la risoluzione di tensioni e conflitti, grazie al fatto di essere “un Paese storicamente stabile”: è quanto ha detto Giovanni Carbone, docente all’Università degli Studi di Milano e responsabile Programma Africa per Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), interpellato da askanews a pochi giorni dalla visita a Nairobi del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

PAESE CHE CONTINUA A CRESCERE “Il Kenya continua a crescere dal punto di vista economico” perché “non dipende dall’export di risorse minerarie ed energetiche e ha un’economia abbastanza diversificata”, ha rimarcato Carbone. Stando ai dati della Banca mondiale, tra il 2015 e il 2019 l’economia del Kenya ha registrato un tasso medio di crescita annua del 4,8 per cento che ha contribuito a ridurre la povertà. La crisi innescata dalla pandemia di Covid-19, nel 2020, ha colpito in modo particolare il commercio internazionale e il turismo, ma il settore agricolo, cardine dell’economia keniota, è rimasto resiliente, contribuendo a limitare la contrazione del Pil a solo lo 0,3 per cento.

TURISMO IN RIPRESA Nel 2021 il Paese ha registrato una crescita del 7,5 per cento, per il 2022 è stimata del 5,5 per cento e il Pil dovrebbe crescere in media del 5,2 per cento nel 2023-24. Tuttavia, ha ammonito la Banca centrale, a oggi è alta l’incertezza a causa dell’esposizione del Paese, importatore netto di carburante, grano e fertilizzanti, agli impatti sui prezzi globali della guerra in Ucraina. A febbraio l’inflazione è tornata a salire, al 9,2 per cento, trainata dai rincari di alcuni generi alimentari.

Netti segni di ripresa stanno invece arrivando dal settore turistico, che rappresenta il 10,4 per cento dell’economia del Kenya e la principale fonte di valuta estera, duramente colpito dalla pandemia di Covid: stando ai dati diffusi nelle scorse settimane dal ministero del Turismo, nel 2022 gli introiti sono infatti aumentati dell’83 per cento e il numero di turisti stranieri è passato da 870mila del 2021 a oltre 1,4 milioni. Proprio nel settore turistico è forte la presenza italiana in Kenya, ha ricordato Carbone, con un’importante presenza imprenditoriale nell’area costiera di Malindi.

AGRIBUSINESS E RINNOVABILI “Abbiamo tradizionalmente una buona presenza anche nell’immobilitare e nell’agribusiness”, ha aggiunto Carbome, indicando quindi nell’agroindustria e nel turismo i settori che potrebbero attrarre le aziende italiane. “L’agroindustria è già in una fase piuttosto avanzata e il turismo può continuare a crescere sia sulla costa che nell’entroterra, per la presenza di parchi, anche se rimane il problema della sicurezza nelle zone al confine con la Somalia”, ha ammonito l’analista Ispi.

Nell’agribusiness opera anche l’Eni, che l’anno scorso ha avviato nella contea di Makueni un progetto di produzione di olio vegetale per la bioraffinazione e nella seconda metà dell’anno avvierà un secondo agri-hub. Il 2 marzo scorso l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, è stato in visita a Nairobi per discutere con Ruto di queste attività di agribusiness, ma anche di altre iniziative nell’ambito della e-mobility e delle rinnovabili. Proprio sulle rinnovabili il Kenya ha puntato molto negli ultimi anni, riuscendo ad aumentare l’accesso all’elettricità per la popolazione. Secondo la Banca mondiale, nel 2020 è stata garantita elettricità al 71 per cento della popolazione.

KENYA MOTORE ECONOMICO DELLA REGIONE Di fatto, ha sintetizzato Carbone, “il Kenya è l’economia più forte e avanzata nell’ambito dell’East African Community (Eac, che riunisce Burundi, Ruanda, Tanzania, Kenya, Uganda, Sud Sudan e Rd Congo), è il motore della regione, interessato a creare un’area economica unica”. Anche perché “l’Etiopia, che per dimensione è l’altra economia importante nell’area, è meno sviluppata”. Quindi si può dire che “a livello economico ha un ruolo di leadership nella regione”.

“Anche dal punto di vista politico potrebbe avere un ruolo rilevante – ha aggiunto l’analista – anche per la mediazione dei conflitti, perché è un Paese storicamente stabile”.

Di recente Nairobi ha di fatto dato prova di maggiore protagonismo in questo senso, innanzitutto assumendo la guida del contingente inviato dall’Eac nella regione orientale della Repubblica democratica del Congo, teatro da mesi di violenti scontri armati, ma anche partecipando, nella persona dell’ex presidente Uhuru Kenyatta, ai negoziati di pace per il Tigray, in Etiopia. Subito dopo il suo insediamento, lo scorso settembre, Ruto ha fatto la sua prima visita in Etiopia, seguita da quelle in Unganda, Tanzania, Egitto, Rd Congo, Sud Sudan ed Eritrea.

Il mese scorso Ruto ha quindi accolto a Nairobi il presidente dell’Eritrea, Isaias Afewerki, ottenendo l’assenso di Asmara a rientrare nell’organizzazione regionale Igad (Autorità intergovernativa per lo sviluppo che riunisce Gibuti, Etiopia, Somalia, Eritrea, Kenya, Sudan, Sud Sudan e Uganda), per agevolare la risoluzione delle tensioni regionali, favorire così la stabilità necessaria a sostenere lo sviluppo economico, ma anche la collaborazione nella risposta a grandi sfide comuni come quella posta dai cambiamenti climatici.

“Il Kenya ha la più grande economia in questa regione e abbiamo un enorme interesse per la stabilità di questa regione -ha rimarcato Ruto nel discorso alla nazione tenuto all’inizio dell’anno – se questa regione è instabile, il colpo più grande lo riceverà la nostra economia”.

PROMETTENTE INIZIO DELLA PRESIDENZA RUTO Alla luce di queste iniziative, ha commentato Carbone, “c’è una volontà di essere leader nella regione”, ha commentato Carbone. E alla domanda su come giudichi i primi mesi di presidenza di Ruto, l’analista ha risposto: “E’ partito meglio di quanto non ci si sarebbe potuto immaginare, dal momento che la sua figura era stata fortemente associata in passato a casi di corruzione. In questa fase iniziale si può dire che il suo approccio sia promettente”. (Di Simona Salvi).