Milano, 10 mar. (askanews) – La carenza di personale medico e infermieristico, il sotto finanziamento del Sistema sanitario nazionale, il rischio dell’autonomia differenziata e la necessità di garantire più fondi sono stati alcuni dei principali temi della Winter School 2023 di Napoli. Una due giorni promossa da Motore Sanità, con il patrocinio istituzionale delle Regioni Campania e Puglia e il patrocinio scientifico di aziende sanitarie e Ordini professionali.
Al centro del dibattito anche il Sistema sanitario tra Trasformazione e innovazione, mettendo in evidenza le criticità e le potenzialità del settore anche nelle grandi strutture ospedaliere. “Le prospettive non sono di un periodo sereno e tranquillo – ha detto Antonio Postiglione, direttore generale per la Tutela della salute della Giunta regionale della Campania – Solo da poco tempo la Campania si è resa promotrice di una battaglia a livello nazionale per quanto riguarda l’allargamento dei criteri di riparto del fondo sanitario nazionale che, da due decenni, ci vede penalizzati come l’ultima Regione d’Italia per contributo del fondo sanitario nazionale per testa-abitante”. “Scontiamo – ha aggiunto – dieci anni di commissariamento, un definanziamento del Sistema sanitario nazionale e, con i possibili scenari che mette in campo il decreto legge Calderoli, invece che aiutare i più deboli, si continuano ad aiutare i più forti, rimarcando quella che è la differenza tra Nord e Sud anche nel campo dell’applicazione di un diritto o quello di una garanzia di un diritto, che è costituzionalmente garantito, e che dovrebbe vedere il libero accesso di tutti i cittadini al sistema sanitario pubblico”.
Principalmente sono due le grandi criticità: carenza di personale e carenza di risorse. “Il Governo si vanta del fatto che ha messo due miliardi in più rispetto a quello che – ha evidenziato Postiglione – era stato previsto nel fondo sanitario nazionale dell’anno precedente, ma basta solo ricordare che noi abbiamo quasi la necessità di utilizzare tutto questo aumento rispetto alle spese dell’energia che sono stati causati dagli eventi bellici tristemente noti, ma soprattutto vediamo, in rapporto con altri Paesi a noi vicini, che l’attenzione che viene dedicata dal Governo alla sanità pubblica in Italia è sicuramente molto deludente. Andiamo verso una criticità, verso uno stallo che non ci consente più di garantire quello che è un principio universalistico del nostro sistema sanitario nazionale perché è sottofinanziato in un modo che non merita”.
Sotto la lente d’ingrandimento anche il Cardarelli di Napoli, il più grande ospedale del Mezzogiorno, con 21 Padiglioni e mille posti letto, una storica struttura sanitaria che ha quasi cento anni e per la quale occorre puntare su nuove tecnologie, ma anche su una nuova strutturazione dei percorsi più snella e per la quale si sta già lavorando.
“Le norme nazionali devono essere cambiate, ma questo – ha argomentato Antonio D’Amore, direttore generale Aorn Cardarelli – non risolve la criticità che questo Paese sta vivendo adesso per una cattiva programmazione degli anni antecedenti. Oggi, quindi, dovremmo dare una risposta immediata che deve passare per quelle che sono, innanzitutto, delle retribuzioni adeguate. In pronto soccorso si guadagnano 2.300/2.400 euro, con un’esposizione del rischio che va dalle aggressioni verbali a quelle fisiche, ma soprattutto a quelle giuridiche e, quindi, si innescano dei meccanismi di difesa che sono determinati da un elevato numero di richieste anche di esami che sono inappropriate, ma il medico ha solo quello per potersi difendere da attacchi che gli vengono formulati quotidianamente. Rispetto a questo ci potrebbe essere l’inserimento, già dal secondo anno delle scuole di specializzazione, di contratti aggiuntivi che possiamo fare noi come enti pubblici rispetto a quelli che sono enti universitari di formazione. Insomma il problema va affrontato, ci possono essere tante ipotesi di soluzione, ma queste ipotesi di soluzione devono essere intraprese con coraggio perché oggi non giova a nessuno essere fermi come noi”, ha concluso D’Amore