Roma, 7 mar. (askanews) – L’esecutivo cinese – Consiglio di stato – ha presentato oggi al Congresso nazionale del popolo – il “parlamento” cinese – un piano per riformare il funzionamento del governo che dà indicazioni abbastanza chiare su alcune delle traiettorie che Pechino intende percorrere in termini di politica economica e in relazione al mondo dell’impresa nei settori chiave delle tecnologie, della finanza e della protezione della proprietà intellettuale. I due trend più evidenti sono la spinta verso l'”autosufficienza”, una delle parole d’ordine lanciate dal presidente Xi Jinping, e verso l’accentramento delle funzioni.
Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Xinhua, uno dei punti principali è la riforma del Ministero della Scienza e della Tecnologia, che dovrà fare da volano nella spinta cinese verso l'”autosufficienza”. Il ministero dovrà seguire pratiche più snelle nell’allocazione delle risorse, in modo da affrontare le sfide poste nello sviluppo di tecnologie chiave per raggiungere l’autosufficienza tecnologica. La Cina ha registrato problemi negli ultimi tre anni nella catena di forniture dei chip ad alta tecnologia, settore in questo momento dominato da Taiwan e in cui gli Stati uniti stanno rafforzando decisamente la loro presa.
Il ministero ristrutturato svolgerà un ruolo importante – scrive l’agenzia di stampa – “nel mobilitare la nazione per compiere scoperte tecnologiche, ottimizzare l’innovazione sci-tech, facilitare l’applicazione dei progressi sci-tech e coordinare la scienza e la tecnologia con lo sviluppo economico e sociale”.
Secondo il piano, continua l’agenzia, “saranno inoltre rafforzate le sue macro-funzioni di gestione nella pianificazione strategica relativa a scienza e tecnologia, riforme istituzionali, allocazione delle risorse, coordinamento globale, formulazione di politiche e regolamenti, supervisione e ispezione”.
Una seconda leva della riforma del governo sarà l’istituzione di una nuova amministrazione nazionale di regolamentazione finanziaria, sotto il controllo diretto del Consiglio di Stato, che dovrà regolamentare il settore, con la significativa eccezione del mercato dei titoli mobiliari. Sarà istituito sulla base della China Banking and Insurance Regulatory Commission, che verrà sciolta, afferma il piano, e avocherà alcune delle funzioni oggi appannaggio della banca centrale e della commissione di regolamentazione del mercato dei titoli mobiliari.
Il settore finanziario cinese non gode di buona salute, alla luce della crisi del settore immobiliare che ha mandato segnali sinistri in termini di liquidità. L’esposizione di alcuni giganti immobiliari – come, per esempio, China Evergrande – ha reso per Pechino sempre più importante accendere un faro su questo tema.
Un altro punto critico, per quanto riguarda la situazione finanziaria, è quello delle finanze locali. Il piano presentato dal Consiglio di Stato, a quanto spiega la Xinhua, interviene sul punto “con lo sviluppo di un meccanismo di regolamentazione finanziaria locale che prevede la costituzione di agenzie le quali faranno riferimento ai regolatori finanziari centrali”.
Il principale regolatore cinese nel settore dei valori mobiliari, China Securities Regulatory Commission, diventerà un’agenzia governativa direttamente sotto il Consiglio di Stato, mentre la Banca del popolo cinese, la banca centrale, riarticolerà le proprie filiali nel paese e verrà migliorato “il meccanismo di regolamentazione sul capitale finanziario di proprietà statale”.
Verrà inoltre istituito un ufficio nazionale per i dati, amministrato dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC), e sarà responsabile di “promuovere lo sviluppo di istituzioni fondamentali relative ai dati, coordinare l’integrazione, la condivisione, lo sviluppo e l’applicazione delle risorse dati e portare avanti la pianificazione e la costruzione di una Cina digitale, dell’economia digitale e di una società digitale, tra gli altri”. Alcune delle funzioni dell’attuale Commissione centrale per gli affari del cyberspazio e dell’NDRC saranno trasferite al nuovo ufficio.
Il piano prevede ancora un miglioramento del “meccanismo di gestione dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) per ottimizzare la creazione, l’applicazione, la protezione e la gestione dei diritti di proprietà intellettuale”. Le funzioni attualmente svolte dall’Amministrazione statale per la regolamentazione del mercato in termini di protezione della proprietà intellettuale passeranno in un’amministrazione alle dirette dipendenze del Consiglio di Stato.