Roma, 6 mar. (askanews) – Omertà e droga, criminalità organizzata e debolezze umane. Sono questi alcuni degli elementi di fatto che hanno contribuito all’omicidio di Angelo Vassallo, avvenuto la sera del 5 settembre 2010 a Pollica. Un delitto, quello, che “resta una vicenda torbida, per molti versi sconcertante. Una vicenda in cui si sono scontrate la voglia di riscatto di una terra e la volontà di chi intendeva mantenerla oppressa e legata a logiche criminali; la volontà di un uomo che volle dimostrare che lo Stato e le istituzioni non erano entità lontane o nemiche e chi sembra avere privilegiato logiche criminali e interessi connessi a loschi affari”. Così scrive la Commissione Antimafia in un passaggio delle conclusioni della relazione riguardo il fatto. “Soprattutto questa è la storia di una famiglia, e di una parte di una comunità civile, che non si è mai rassegnata a ché la vicenda del proprio congiunto venisse dimenticata”.
“Angelo Vassallo – si aggiunge – è stato un sindaco ed un amministratore esemplare poiché ha dedicato tutta la sua attività di primo cittadino allo sviluppo del proprio territorio in armonia con la natura che lo circondava. La storia del ‘sindaco pescatore’ è una storia di vita”. Lui “è stato costretto a svolgere un’attività di contrasto allo spaccio di droga in prima persona utilizzando i vigili urbani del comune di Pollica in un clima di isolamento che doveva averlo reso inquieto e deluso. Che nel porto si conoscessero attività illegali su scala larga era di certo presente allo stesso Vassallo il quale da qualche tempo, soprattutto nel corso della stagione estiva, aveva raccolto voci divenute poi costanti lamentele circa il consumo di sostanze stupefacenti”.
Insomma “Angelo Vassallo aveva voluto vederci chiaro per poi prendere provvedimenti in prima persona – si spiega ancora – Più in particolare risulta che alcuni pescatori si erano lamentati di alcuni soggetti che si aggiravano nelle ore notturne sul molo del porto. Quello che scoprì il sindaco di Pollica non era evidentemente un fenomeno di piccolo spaccio, ma un traffico più consistente. Il porto di Acciaroli era utilizzato come approdo della droga da smerciare nel territorio del Cilento e oltre. E quella sostanza non era così lontana dalla sua famiglia”.
L’organo parlamentare d’inchiesta sottolinea che “se si farà luce sui fatti relativi all’omicidio di Angelo Vassallo è solo grazie ad una parte delle istituzioni che ha continuato ad indagare anche laddove sembrava insperabile la scoperta della verità”. E, “determinante è stata l’incessante opera di una parte della famiglia che cerca in tutti i modi di mantenere desta l’attenzione sull’opera, sulla storia personale e sulla morte di Angelo Vassallo”. Quindi l’omaggio “a Dario e a Massimo Vassallo va riconosciuto lo spirito di chi si trova a navigare in mare aperto tra mille difficoltà. La Commissione non ha potuto completare l’inchiesta avviata in ragione dello scioglimento anticipato della Legislatura. Solo un costante e tenace sforzo potrà, nel prossimo futuro, rendere giustizia alla speranza umana e civile di un uomo dalle doti rare”.