Esiste un ente in Germania, lo Jugendamt, letteralmente amministrazione per la gioventù. Spesso paragonato ai nostri servizi sociali ha poteri molto più estesi, è di fatto, un ente di sorveglianza e di controllo sulla famiglia e sui minori. Nelle separazioni di coppie bi-nazionali fa in modo che i figli vengano affidati al genitore di nazionalità tedesca, che nessuno di questi bambini lasci la Germania, che i diritti genitoriali non vengano mai dati al genitore straniero e che i contatti tra il genitore straniero e suo figlio siano resi sempre più difficili fino ad arrivare a cancellarli. Cancellare l’altro genitore significa cancellare la lingua e la cultura del suo paese. Si cancellano così genitori, nonni e famiglie intere.
Allora viene da domandarsi: come mai non ne sapevamo niente?
Cosa sei disposto a fare? Cosa sei disposto a rischiare per poter riabbracciare tuo figlio anche solo per un momento, dopo che ti è stato portato via?
In una stanza nel carcere di San Vittore a Milano, si affrontano Marinella Colombo, accusata di aver rapito i suoi stessi figli, e il procuratore che ha l’obbiettivo di farsi dire dove li tiene nascosti. In quest’ultimo interrogatorio, Marinella ripercorre i suoi anni in balia del sistema tedesco e la sua battaglia contro lo Jugendamt che le ha sottratto i figli. Denunciando questo dramma inquietante e sorprendentemente diffuso, ancora vivo nel cuore dell’Europa. Lo Jugendamt è stato più volte riconosciuto colpevole per aver violato i diritti fondamentali dell’uomo. “Quando sono venuta a conoscenza di questa realtà – spiega Livia Bonifazi – ho pensato che fosse necessario e urgente diffondere e far conoscere questa incredibile patologia tutta interna al cuore dell’Europa e ne ho parlato con Franco.”