Ora siamo più pronti, ma sarebbe errore dimenticare lezioni apprese
Roma, 21 feb. (askanews) – Anni difficili, questi del Covid, e difficili per le decisioni spesso non comprese dalla politica. Ma anche anni che hanno visto l’Italia fare da apripista per altri Paesi. Ed ora il Paese è più pronto, per affrontare nuove emergenze, se e quando ci saranno. A tracciare un bilancio a tre anni dall’identificazione del paziente zero di Codogno di Covid-19 è Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, consigliere scientifico del Ministro della Salute Speranza durante l’emergenza Covid-19.
“Sono stati anni difficili – racconta ad askanews – soprattutto i primi mesi molto difficili, da parte nostra – gli scienziati – di far capire alla politica che bisognava agire con decisione, anche con decisioni inaudite, come il lockdown. Ma sono stati anni anche di grande soddisfazione, perché nel nostro Paese i governi hanno seguito l’evidenza scientifica, a volte un po’ lentamente ma l’hanno sempre fatto. Questo ha differenziato il compito dell’Italia rispetto ad esempio agli Stati Uniti di Trump, al Brasile di Bolsonaro, o alla Gran Bretagna di Johnson. Siamo stati gli apripista e quasi tutti ci hanno seguito”.
“Siamo sicuramente più pronti – assicura Ricciardi -. L’esperienza ci ha insegnato molto. È chiaro che quello che sta succedendo è un po’ il dimenticarsi e il cercare di ritornare alla normalità, che è una cosa naturale. L’errore che non va fatto è dimenticarsi completamente delle lezioni apprese. Ma molto abbiamo appreso, dal punto di vista organizzativo, gestionale, scientifico, tecnologico, sicuramente c’è stato un passaggio importante che non va dimenticato”.
“Quello che è importante ricordare – è l’appello – è che se tutto questo oggi è possibile, cioè fare una vita normale, è per i vaccini e le vaccinazioni. Queste sono state le tecnologie che ci hanno salvato e ci stanno consentendo di tornare alla normalità. Ma non dobbiamo dormire sugli allori. Ci sono molti milioni di italiani che non sono di fatto oggi protetti e sono dunque esposti nel momento in cui ci sia una nuova ondata pandemica a conseguenze più gravi. L’invito è vaccinarsi, vaccinarsi, non accontentarsi della vaccinazione di partenza, ma andare anche sulla quarta o quinta dose per i soggetti più fragili”.
Covid, Ricciardi: oggi vita normale grazie ai vaccini
Roma, 21 feb. (askanews) – Anni difficili, questi del Covid, e difficili per le decisioni spesso non comprese dalla politica. Ma anche anni che hanno visto l’Italia fare da apripista per altri Paesi. Ed ora il Paese è più pronto, per affrontare nuove emergenze, se e quando ci saranno. A tracciare un bilancio a tre anni dall’identificazione del paziente zero di Codogno di Covid-19 è Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, consigliere scientifico del Ministro della Salute Speranza durante l’emergenza Covid-19.
“Sono stati anni difficili – racconta ad askanews – soprattutto i primi mesi molto difficili, da parte nostra – gli scienziati – di far capire alla politica che bisognava agire con decisione, anche con decisioni inaudite, come il lockdown. Ma sono stati anni anche di grande soddisfazione, perché nel nostro Paese i governi hanno seguito l’evidenza scientifica, a volte un po’ lentamente ma l’hanno sempre fatto. Questo ha differenziato il compito dell’Italia rispetto ad esempio agli Stati Uniti di Trump, al Brasile di Bolsonaro, o alla Gran Bretagna di Johnson. Siamo stati gli apripista e quasi tutti ci hanno seguito”.
“Siamo sicuramente più pronti – assicura Ricciardi -. L’esperienza ci ha insegnato molto. È chiaro che quello che sta succedendo è un po’ il dimenticarsi e il cercare di ritornare alla normalità, che è una cosa naturale. L’errore che non va fatto è dimenticarsi completamente delle lezioni apprese. Ma molto abbiamo appreso, dal punto di vista organizzativo, gestionale, scientifico, tecnologico, sicuramente c’è stato un passaggio importante che non va dimenticato”.
“Quello che è importante ricordare – è l’appello – è che se tutto questo oggi è possibile, cioè fare una vita normale, è per i vaccini e le vaccinazioni. Queste sono state le tecnologie che ci hanno salvato e ci stanno consentendo di tornare alla normalità. Ma non dobbiamo dormire sugli allori. Ci sono molti milioni di italiani che non sono di fatto oggi protetti e sono dunque esposti nel momento in cui ci sia una nuova ondata pandemica a conseguenze più gravi. L’invito è vaccinarsi, vaccinarsi, non accontentarsi della vaccinazione di partenza, ma andare anche sulla quarta o quinta dose per i soggetti più fragili”.