Importante la legittima difesa, ma si cerchi ogni via di dialogo
Bologna, 20 feb. (askanews) – “C’è un aggredito”, l’Ucraina, e “un aggressore” la Russia, quindi “la legittima difesa è importante”. Ma la “logica delle armi” non può essere l’unica strada da percorrere. A un anno dall’inizio del conflitto bisogna lavorare perché “si aprano spazi di pace” e si cerchi “una via del dialogo”. A dirlo è il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Matteo Zuppi, in occasione dell’incontro “Le armi nucleari e l’Italia. Che fare?” promosso a Bologna dai rappresentati delle organizzazioni cattoliche e dei movimenti ecumenici e nonviolenti su base spirituale che hanno firmato l’appello per chiedere l’adesione dell’Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari.
“E’ ovvio che si debba continuare a insistere perché si aprano spazi di pace, perché non ci sia soltanto la logica della armi – ha detto il card. Zuppi -. La legittima difesa è evidente che è importante, perché purtroppo c’è tragicamente un aggredito e un aggressore. Ma allo stesso tempo dobbiamo cercare ogni via di dialogo”. A ottobre il diplomatico statunitense Henry Kissinger “a ottobre chiedeva, fosse anche soltanto in forma esplorativa ma seria, che tutti quelli che debbono e possono aiutare il dialogo” si impegnassero per “costruire un’architettura di pace credibile, seria e duratura nella giustizia concorrano a questo”.
Una richiesta che arriva forte anche dalle associazioni e dai movimenti pacifisti che chiedono all’Italia di ratificare il “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”. “Quella è la grande spinta – ha aggiunto il presidente dei vescovi italiani -: tanti artigiani di pace sicuramente potranno portare anche ad aprire gli spazi per un’architettura di pace”.
Ucraina,card. Zuppi (Cei): non solo armi, si aprano spazi di pace
Bologna, 20 feb. (askanews) – “C’è un aggredito”, l’Ucraina, e “un aggressore” la Russia, quindi “la legittima difesa è importante”. Ma la “logica delle armi” non può essere l’unica strada da percorrere. A un anno dall’inizio del conflitto bisogna lavorare perché “si aprano spazi di pace” e si cerchi “una via del dialogo”. A dirlo è il presidente della Conferenza episcopale italiana, card. Matteo Zuppi, in occasione dell’incontro “Le armi nucleari e l’Italia. Che fare?” promosso a Bologna dai rappresentati delle organizzazioni cattoliche e dei movimenti ecumenici e nonviolenti su base spirituale che hanno firmato l’appello per chiedere l’adesione dell’Italia al Trattato di proibizione delle armi nucleari.
“E’ ovvio che si debba continuare a insistere perché si aprano spazi di pace, perché non ci sia soltanto la logica della armi – ha detto il card. Zuppi -. La legittima difesa è evidente che è importante, perché purtroppo c’è tragicamente un aggredito e un aggressore. Ma allo stesso tempo dobbiamo cercare ogni via di dialogo”. A ottobre il diplomatico statunitense Henry Kissinger “a ottobre chiedeva, fosse anche soltanto in forma esplorativa ma seria, che tutti quelli che debbono e possono aiutare il dialogo” si impegnassero per “costruire un’architettura di pace credibile, seria e duratura nella giustizia concorrano a questo”.
Una richiesta che arriva forte anche dalle associazioni e dai movimenti pacifisti che chiedono all’Italia di ratificare il “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”. “Quella è la grande spinta – ha aggiunto il presidente dei vescovi italiani -: tanti artigiani di pace sicuramente potranno portare anche ad aprire gli spazi per un’architettura di pace”.