Viaggio personale alla scoperta del regista e della sua poetica
Milano, 17 feb. (askanews) – “Laggiù qualcuno mi ama” è il viaggio di Mario Martone nel cinema di Massimo Troisi, in concorso alla Berlinale. Un racconto personale, quasi una indagine a caccia di indizi fra scritti, testimoni e scene di film, alla ricerca non tanto dell’attore comico quanto del regista e della sua poetica.
“Volevo provare a raccontare agli spettatori quanto la sua bravura, la sua forza era anche in come girava i film, non soltanto come li recitava, ma come li scriveva e girava”, ha raccontato Martone ad askanews. “Questa è stata la molla iniziale, l’inizio di un viaggio, perché tu cerchi il regista e scopri un uomo, col suo mondo, le sue fragilità, le sue speranze, illusioni e malinconie”.
Nel film, anche le parole di Troisi, grazie a centinaia di suoi appunti scritti, lette fra gli altri da Toni Servillo e Luisa Ranieri; poi quelle di chi a lui si è ispirato, come Paolo Sorrentino, e di chi – come Anna Pavignano, anche co-sceneggiatrice del documentario – aveva scritto con lui alcuni dei film più belli con donne risolte, forti, film da cui emergeva con chiarezza l’impegno politico del regista, da “Ricomincio da tre” a “Le strade del signore sono finite”.
“C’era una attenzione di Massimo sempre vigile sulle questioni sociali politiche, non era mai didascalico, ovvio, non era ideologico, era vivo – ha sottolineato Martone – come ogni persona che abbia un po’ di sensibilità guardava quello che c’era intorno, le ingiustizie e da qui nasceva il suo essere istintivametne politico, tutto questo poi si muoveva nel fluire del suo cinema”.
Il docu-film racconta la sua parabola artistica dall’inizio alla fine, e si chiude con “Il Postino”, suo ultimo film. Morì il giorno dopo la fine delle riprese.
“Da allora non l’avevo mai più visto – ha ricordato Martone che di Troisi era amico e su quel set lo è andato a trovare – averlo invece toccato di nuovo adesso a distanza di anni con un filtro e con un tempo passato a occhi asciutti ho potuto valutarne il senso e l’importanza che ha nel suo percorso cinematografico poi alla fine gli occhi si bagnano di nuovo ma questo è inevitabile”.
Il film di Martone (una produzione Indiana production, Vision distribution e Medusa film in collaborazione con Sky) sarà in sala in alcune città dal 19 febbraio per i 70 anni dalla nascita di Troisi, in tutta Italia dal 23 febbraio.
Di Lucilla Nuzzo
“Laggiù qualcuno mi ama”, Mario Martone racconta l’arte di Troisi
Milano, 17 feb. (askanews) – “Laggiù qualcuno mi ama” è il viaggio di Mario Martone nel cinema di Massimo Troisi, in concorso alla Berlinale. Un racconto personale, quasi una indagine a caccia di indizi fra scritti, testimoni e scene di film, alla ricerca non tanto dell’attore comico quanto del regista e della sua poetica.
“Volevo provare a raccontare agli spettatori quanto la sua bravura, la sua forza era anche in come girava i film, non soltanto come li recitava, ma come li scriveva e girava”, ha raccontato Martone ad askanews. “Questa è stata la molla iniziale, l’inizio di un viaggio, perché tu cerchi il regista e scopri un uomo, col suo mondo, le sue fragilità, le sue speranze, illusioni e malinconie”.
Nel film, anche le parole di Troisi, grazie a centinaia di suoi appunti scritti, lette fra gli altri da Toni Servillo e Luisa Ranieri; poi quelle di chi a lui si è ispirato, come Paolo Sorrentino, e di chi – come Anna Pavignano, anche co-sceneggiatrice del documentario – aveva scritto con lui alcuni dei film più belli con donne risolte, forti, film da cui emergeva con chiarezza l’impegno politico del regista, da “Ricomincio da tre” a “Le strade del signore sono finite”.
“C’era una attenzione di Massimo sempre vigile sulle questioni sociali politiche, non era mai didascalico, ovvio, non era ideologico, era vivo – ha sottolineato Martone – come ogni persona che abbia un po’ di sensibilità guardava quello che c’era intorno, le ingiustizie e da qui nasceva il suo essere istintivametne politico, tutto questo poi si muoveva nel fluire del suo cinema”.
Il docu-film racconta la sua parabola artistica dall’inizio alla fine, e si chiude con “Il Postino”, suo ultimo film. Morì il giorno dopo la fine delle riprese.
“Da allora non l’avevo mai più visto – ha ricordato Martone che di Troisi era amico e su quel set lo è andato a trovare – averlo invece toccato di nuovo adesso a distanza di anni con un filtro e con un tempo passato a occhi asciutti ho potuto valutarne il senso e l’importanza che ha nel suo percorso cinematografico poi alla fine gli occhi si bagnano di nuovo ma questo è inevitabile”.
Il film di Martone (una produzione Indiana production, Vision distribution e Medusa film in collaborazione con Sky) sarà in sala in alcune città dal 19 febbraio per i 70 anni dalla nascita di Troisi, in tutta Italia dal 23 febbraio.
Di Lucilla Nuzzo