Roma (askanews) – a 0:35 due frame di troppo Nasce da un’idea di Maurizio De Giovanni la serie “Resta con me”, su Rai 1 dal 19 febbraio. Dopo le fiction ispirate ai suoi libri, da “Mina Settembre” a “I bastardi di Pizzofalcone”, si torna nella sua Napoli, con Francesco Arca nei panni di un vicequestore della Squadra Mobile sposato con una giudice del Tribunale dei Minori, interpretata da Laura Adriani. Un poliziesco ma anche una storia famigliare, con tocchi di commedia e racconto sociale, come spiega il protagonista: “Io penso che i rapporti personali siano molto importanti in questa serie, e sono approfonditi infatti, e hanno la stessa importanza dell’indagine stessa. Quindi è un po’ alla fine di una verità, la verità investigativa, e poi la ricerca di una verità emozionale, capire se c’è amore tra lui e sua moglie, una riconquista un po’ di questa donna. Quindi credo che con questa serie si va a spaziare su tutte le sfumature dell’animo umano”. Dietro la macchina da presa anche qui, come ne “I bastardi di Pizzofalcone”, c’è una regista donna, Monica Vullo, che di questo personaggio dall’aspetto macho e apparentemente impavido, mostra nel corso delle otto puntate anche tante fragilità: “Con Monica un mese prima di girare la serie abbiamo lavorato molto sulle sue fragilità, su queste fragilità, che dovevano venire fuori, per Monica era una sua urgenza. Non raccontare nessun tipo di superuomo, non raccontare nessun tipo di uomo compiuto. Raccontare veramente queste fragilità, di metterle a nudo. Quindi è stato quasi terapeutico poterlo fare”." /> Roma (askanews) – a 0:35 due frame di troppo Nasce da un’idea di Maurizio De Giovanni la serie “Resta con me”, su Rai 1 dal 19 febbraio. Dopo le fiction ispirate ai suoi libri, da “Mina Settembre” a “I bastardi di Pizzofalcone”, si torna nella sua Napoli, con Francesco Arca nei panni di un vicequestore della Squadra Mobile sposato con una giudice del Tribunale dei Minori, interpretata da Laura Adriani. Un poliziesco ma anche una storia famigliare, con tocchi di commedia e racconto sociale, come spiega il protagonista: “Io penso che i rapporti personali siano molto importanti in questa serie, e sono approfonditi infatti, e hanno la stessa importanza dell’indagine stessa. Quindi è un po’ alla fine di una verità, la verità investigativa, e poi la ricerca di una verità emozionale, capire se c’è amore tra lui e sua moglie, una riconquista un po’ di questa donna. Quindi credo che con questa serie si va a spaziare su tutte le sfumature dell’animo umano”. Dietro la macchina da presa anche qui, come ne “I bastardi di Pizzofalcone”, c’è una regista donna, Monica Vullo, che di questo personaggio dall’aspetto macho e apparentemente impavido, mostra nel corso delle otto puntate anche tante fragilità: “Con Monica un mese prima di girare la serie abbiamo lavorato molto sulle sue fragilità, su queste fragilità, che dovevano venire fuori, per Monica era una sua urgenza. Non raccontare nessun tipo di superuomo, non raccontare nessun tipo di uomo compiuto. Raccontare veramente queste fragilità, di metterle a nudo. Quindi è stato quasi terapeutico poterlo fare”." />