Powell potrebbe moderare il passo, mentre alla Bce sale il dibattito
Roma, 31 gen. (askanews) – Si aprono due giornate chiave sulla politica monetaria delle maggiori economie avanzate. Specialmente domani, quando alle 20 italiane, a conclusione del direttorio sulla politica monetaria della Federal Reserve (Fomc) verranno annunciate le decisioni sui tassi ufficiali per il dollaro. Molti analisti si attendono un aumento limitato a 25 punti base, che segnerebbe un definitivo rallentamento della manovra di inasprimento monetario, forse ormai vicina al suo apice, mentre anche negli Usa l’inflazione ha mostrato alcune moderazioni. Alle 20 e 30 il presidente Jerome Powell terra’ una conferenza stampa.
Diversa, sotto alcuni aspetti, sara’ il giorno successivo la situazione all’esame della Banca d’Inghilterra e della Bce, per l’area euro. La prima comunichera’ le sue decisioni alle 13 italiane mentre l’istituzione che stabilisce i tassi ufficiali nell’Unione valutaria fara’ i suoi annunci alle 14 e 15. In entrambi i casi sono attesi aumenti da 50 punti base. Ma sulla base di situazioni, anche qui, in parte diversificate tra loro.
La riunione piu’ attesa riguarda ovviamente la Bce, che a dicembre dopo due rialzi consecutivi dei tassi da 75 punti base ha a sua volta segnato una prima lieve moderazione sulla manovra rialzista, con un aumento da 50 punti base. Ma nella stessa occasione, come e’ poi emerso dai successivi verbali del Consiglio, e’ stato concordato che quel lieve cambio di passo venisse accompagnato dall’impegno a operare altri aumenti definiti “significativi” e portati avanti “a ritmo costante”, che in termini pratici implicherebbe almeno altri due aumenti da 50 punti base.
Linea che la scorsa settimana la presidente Christine Lagarde ha ribadito di voler portare avanti. Tuttavia anche nell’eurozona l’inflazione ha segnato alcune moderazioni. Mentre l’indagine sul credito bancario diffusa oggi dalla stessa Bce ha evidenziato come la stretta sui tassi gia’ effettuata stia avendo effetti sempre piu’ depressivi sul credito bancario, con un calo storico ad esempio sulla domanda di mutui delle famiglie (guardando all’insieme dell’eurozona).
In seno al direttorio, intanto, al quale partecipano tutti i governatori di Banche centrali dell’eurozona, sembra essersi animato il dibattito specialmente sul proseguimento della manovra. Mentre l’aumento da 0,50 punti percentuali di domani appare senza ostacoli, non e’ scontato che anche a marzo si continui con un rialzo simile. In quella occasione verranno anche pubblicate le previsioni economiche aggiornate dei tecnici della Bce, che solitamente sono preludio di possibili correzioni di rotta sulle manovre monetarie.
Diverse voci rilevanti dell’istituzione, tra cui il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e il componente del Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta, hanno invocato maggiore gradualita’ e prudenza sulle strette ai tassi. D’altra parte altri esponenti, che fanno capo alla fazione piu’ intransigente, come il presidente della Bundesbank, Joachim nagel, o il governatore olandese Klaas Knot, vorrebbero mantenere un atteggiamento aggressivo Sulla manovra. E hanno trovato argomenti a loro sostegno nella sostanziale tenuta della crescita economica dell’area euro, che ha chiuso il 2022 in frenata ma restando espansiva, seppure per un modesto piu’ 0,1% del Pil.
Era del resto inevitabile che con il salire dei tassi, e quindi dell’effetto restrittivo su economia e lavoro, il dibattito all’istituzione si accendesse. Se effettivamente la Bce alzera’ i tassi di altri 50 punti base raggiungera’ un livello, il 3% sul tasso di rifinanziamento principale, che non si vedeva dal novembre del 2008, appena prima che la crisi finanziaria di allora sfociasse in una recessione globale.
Un discreto interesse circonda anche l’esito del direttorio della Bank of England. Perche’ da un lato potrebbe mantenere una linea aggressiva sui tassi, mentre sta cercando di di consolidare la fiducia dei mercati dopo gli scossoni che erano stati arrecati ai titoli di Stato Gb e alla sterlina con il precedente esecutivo, di brevissima durata quanto di spericolate manovre di bilancio, guidato da Liz Truss, cui poi e’ subentrato il finanziere Rishi Sunak.
D’altra parte la Boe si trova di fronte anche a un quadro economico che sta decisamente peggiorando. Sul Regno il Fondo monetario internazionale ha appena effettuato la piu’ forte revisione in peggio alle previsioni di crescita, pronosticando una recessione dello 0,6% sul 2023.
Fari puntati sui rialzi dei tassi di Fed, Bce e Banca d’Inghilterra
Roma, 31 gen. (askanews) – Si aprono due giornate chiave sulla politica monetaria delle maggiori economie avanzate. Specialmente domani, quando alle 20 italiane, a conclusione del direttorio sulla politica monetaria della Federal Reserve (Fomc) verranno annunciate le decisioni sui tassi ufficiali per il dollaro. Molti analisti si attendono un aumento limitato a 25 punti base, che segnerebbe un definitivo rallentamento della manovra di inasprimento monetario, forse ormai vicina al suo apice, mentre anche negli Usa l’inflazione ha mostrato alcune moderazioni. Alle 20 e 30 il presidente Jerome Powell terra’ una conferenza stampa.
Diversa, sotto alcuni aspetti, sara’ il giorno successivo la situazione all’esame della Banca d’Inghilterra e della Bce, per l’area euro. La prima comunichera’ le sue decisioni alle 13 italiane mentre l’istituzione che stabilisce i tassi ufficiali nell’Unione valutaria fara’ i suoi annunci alle 14 e 15. In entrambi i casi sono attesi aumenti da 50 punti base. Ma sulla base di situazioni, anche qui, in parte diversificate tra loro.
La riunione piu’ attesa riguarda ovviamente la Bce, che a dicembre dopo due rialzi consecutivi dei tassi da 75 punti base ha a sua volta segnato una prima lieve moderazione sulla manovra rialzista, con un aumento da 50 punti base. Ma nella stessa occasione, come e’ poi emerso dai successivi verbali del Consiglio, e’ stato concordato che quel lieve cambio di passo venisse accompagnato dall’impegno a operare altri aumenti definiti “significativi” e portati avanti “a ritmo costante”, che in termini pratici implicherebbe almeno altri due aumenti da 50 punti base.
Linea che la scorsa settimana la presidente Christine Lagarde ha ribadito di voler portare avanti. Tuttavia anche nell’eurozona l’inflazione ha segnato alcune moderazioni. Mentre l’indagine sul credito bancario diffusa oggi dalla stessa Bce ha evidenziato come la stretta sui tassi gia’ effettuata stia avendo effetti sempre piu’ depressivi sul credito bancario, con un calo storico ad esempio sulla domanda di mutui delle famiglie (guardando all’insieme dell’eurozona).
In seno al direttorio, intanto, al quale partecipano tutti i governatori di Banche centrali dell’eurozona, sembra essersi animato il dibattito specialmente sul proseguimento della manovra. Mentre l’aumento da 0,50 punti percentuali di domani appare senza ostacoli, non e’ scontato che anche a marzo si continui con un rialzo simile. In quella occasione verranno anche pubblicate le previsioni economiche aggiornate dei tecnici della Bce, che solitamente sono preludio di possibili correzioni di rotta sulle manovre monetarie.
Diverse voci rilevanti dell’istituzione, tra cui il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e il componente del Comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta, hanno invocato maggiore gradualita’ e prudenza sulle strette ai tassi. D’altra parte altri esponenti, che fanno capo alla fazione piu’ intransigente, come il presidente della Bundesbank, Joachim nagel, o il governatore olandese Klaas Knot, vorrebbero mantenere un atteggiamento aggressivo Sulla manovra. E hanno trovato argomenti a loro sostegno nella sostanziale tenuta della crescita economica dell’area euro, che ha chiuso il 2022 in frenata ma restando espansiva, seppure per un modesto piu’ 0,1% del Pil.
Era del resto inevitabile che con il salire dei tassi, e quindi dell’effetto restrittivo su economia e lavoro, il dibattito all’istituzione si accendesse. Se effettivamente la Bce alzera’ i tassi di altri 50 punti base raggiungera’ un livello, il 3% sul tasso di rifinanziamento principale, che non si vedeva dal novembre del 2008, appena prima che la crisi finanziaria di allora sfociasse in una recessione globale.
Un discreto interesse circonda anche l’esito del direttorio della Bank of England. Perche’ da un lato potrebbe mantenere una linea aggressiva sui tassi, mentre sta cercando di di consolidare la fiducia dei mercati dopo gli scossoni che erano stati arrecati ai titoli di Stato Gb e alla sterlina con il precedente esecutivo, di brevissima durata quanto di spericolate manovre di bilancio, guidato da Liz Truss, cui poi e’ subentrato il finanziere Rishi Sunak.
D’altra parte la Boe si trova di fronte anche a un quadro economico che sta decisamente peggiorando. Sul Regno il Fondo monetario internazionale ha appena effettuato la piu’ forte revisione in peggio alle previsioni di crescita, pronosticando una recessione dello 0,6% sul 2023.