Inflazione, Confcommercio: in forte riduzione nei prossimi mesi – askanews.it

Inflazione, Confcommercio: in forte riduzione nei prossimi mesi

Roma, 20 gen. (askanews) – Prosegue la fase di “contraddizione” tra le evidenze emergenti dagli indicatori congiunturali. A una fiducia in forte risalita si contrappone l’azzeramento della crescita dei consumi nell’ultimo quarto del 2022. Produzione e occupazione sarebbero in riduzione tra novembre scorso e l’attuale mese di gennaio, eppure segnali molto favorevoli si riscontrano sul versante dell’inflazione, molto elevata ma probabilmente in significativa riduzione nei prossimi mesi. A stimarlo e’ Confcommercio nella Congiuntura mensile. Gli ultimi dati sull’inflazione e i segnali di rallentamento sul versante dei costi delle materie prime energetiche, sembrerebbero indicare l’inizio di una fase meno espansiva dei prezzi. “Secondo le nostre stime nel mese di gennaio i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su dicembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 10,5% (dall’11,6% di dicembre). L’importante eredita’ del 2022 (il trascinamento e’ stato pari al 5,1%) e la perdurante crescita dell’inflazione di fondo rendono, comunque, difficile ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6%. In linea con un deterioramento mostrato dai principali indicatori nella parte finale dello scorso anno, a gennaio il Pil, secondo le nostre stime, dovrebbe registrare una riduzione dello 0,9% congiunturale e una crescita dello 0,4% nel confronto annuo, ponendo le premesse per un primo trimestre recessivo. Nonostante l’erosione del potere d’acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dai sostegni pubblici, l’atteggiamento delle famiglie resta positivo e non si avvertono cambiamenti radicali nei comportamenti d’acquisto. Sono da escludere, quindi, almeno a breve termine, drastiche e generalizzate riduzioni della domanda. A novembre la produzione industriale ha confermato la tendenza al rallentamento, trend che perdurerebbe fino ai primi mesi del 2023, stando alle indicazioni degli imprenditori. Il mercato del lavoro ha mostrato, a novembre, una sostanziale tenuta con una lieve riduzione del numero di occupati (-0,1% su ottobre pari a -27mila unita’). Nello stesso mese i consumi, espressi nella metrica dell’Icc, hanno confermato la tendenza ad una minore dinamicita’, con una crescita dello 0,4% su base annua. Il dato e’ sintesi di una flessione della domanda per i beni (-0,2%) e di una crescita per i servizi (+2,7%). All’interno dell’aggregato dei beni il ridimensionamento, sostanzialmente diffuso tra i settori, conferma accentuazioni negative per gli alimentari, i mobili e gli elettrodomestici. Trascurabili segnali di recupero sono emersi nei settori dell’automotive e dell’abbigliamento, interessati ormai da tempo da forti difficolta’. Nel complesso del 2022 l’Icc ha registrato una crescita del 4,2%, sintesi di un recupero piu’ accentuato dei servizi (+15,5% sul 2021) e di una moderata crescita della domanda di beni (+0,4%). Nonostante questo andamento molto positivo, i livelli di consumo si mantengono ben distanti dai valori complessivi del 2019 (-4,1%). I servizi si confermano in forte ritardo (-11,2%), cosi’ come il segmento dell’automotive (-23,8%) e dell’abbigliamento e calzature (-6,6%).
Gen 20, 2023

A gennaio stimata in calo al 10,5%. Pil in recessione nel I trimestre

Roma, 20 gen. (askanews) – Prosegue la fase di “contraddizione” tra le evidenze emergenti dagli indicatori congiunturali. A una fiducia in forte risalita si contrappone l’azzeramento della crescita dei consumi nell’ultimo quarto del 2022. Produzione e occupazione sarebbero in riduzione tra novembre scorso e l’attuale mese di gennaio, eppure segnali molto favorevoli si riscontrano sul versante dell’inflazione, molto elevata ma probabilmente in significativa riduzione nei prossimi mesi. A stimarlo e’ Confcommercio nella Congiuntura mensile.

Gli ultimi dati sull’inflazione e i segnali di rallentamento sul versante dei costi delle materie prime energetiche, sembrerebbero indicare l’inizio di una fase meno espansiva dei prezzi. “Secondo le nostre stime nel mese di gennaio i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su dicembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 10,5% (dall’11,6% di dicembre). L’importante eredita’ del 2022 (il trascinamento e’ stato pari al 5,1%) e la perdurante crescita dell’inflazione di fondo rendono, comunque, difficile ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6%.

In linea con un deterioramento mostrato dai principali indicatori nella parte finale dello scorso anno, a gennaio il Pil, secondo le nostre stime, dovrebbe registrare una riduzione dello 0,9% congiunturale e una crescita dello 0,4% nel confronto annuo, ponendo le premesse per un primo trimestre recessivo.

Nonostante l’erosione del potere d’acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dai sostegni pubblici, l’atteggiamento delle famiglie resta positivo e non si avvertono cambiamenti radicali nei comportamenti d’acquisto. Sono da escludere, quindi, almeno a breve termine, drastiche e generalizzate riduzioni della domanda.

A novembre la produzione industriale ha confermato la tendenza al rallentamento, trend che perdurerebbe fino ai primi mesi del 2023, stando alle indicazioni degli imprenditori. Il mercato del lavoro ha mostrato, a novembre, una sostanziale tenuta con una lieve riduzione del numero di occupati (-0,1% su ottobre pari a -27mila unita’). Nello stesso mese i consumi, espressi nella metrica dell’Icc, hanno confermato la tendenza ad una minore dinamicita’, con una crescita dello 0,4% su base annua. Il dato e’ sintesi di una flessione della domanda per i beni (-0,2%) e di una crescita per i servizi (+2,7%). All’interno dell’aggregato dei beni il ridimensionamento, sostanzialmente diffuso tra i settori, conferma accentuazioni negative per gli alimentari, i mobili e gli elettrodomestici. Trascurabili segnali di recupero sono emersi nei settori dell’automotive e dell’abbigliamento, interessati ormai da tempo da forti difficolta’.

Nel complesso del 2022 l’Icc ha registrato una crescita del 4,2%, sintesi di un recupero piu’ accentuato dei servizi (+15,5% sul 2021) e di una moderata crescita della domanda di beni (+0,4%). Nonostante questo andamento molto positivo, i livelli di consumo si mantengono ben distanti dai valori complessivi del 2019 (-4,1%). I servizi si confermano in forte ritardo (-11,2%), cosi’ come il segmento dell’automotive (-23,8%) e dell’abbigliamento e calzature (-6,6%).