Angelosanto: “La vera indagine comincia adesso, scoperta covo e’ solo l’inizio”
Roma, 19 gen. (askanews) – “Chi pensa a trattative segrete o addirittura a una consegna concordata umilia gli investigatori e i magistrati che per anni hanno lavorato giorno e notte per catturare Matteo Messina Denaro”. Il generale dei carabinieri Pasquale Angelosanto, il comandante del Ros che lunedi’ con i suoi uomini ha arrestato il boss della mafia ricercato da trent’anni, non appare affatto colpito dai sospetti che hanno segnato l’operazione di Palermo. Ma in un’intervista al Corriere della Sera ci tiene a essere chiaro: “Sono pronto a ripetere ovunque, anche in un’aula di giustizia, quello che sto dicendo. Lo devo ai miei uomini e tutti lo dobbiamo alle vittime delle cosche”.
“Soltanto chi non conosce davvero la mafia puo’ pensare a una trattativa segreta”, spiega Angelosanto. “Messina Denaro in tutti questi anni ha vissuto lontano dalla sua cerchia stretta di familiari e conoscenti. Noi e la polizia abbiamo arrestato centinaia di fiancheggiatori ma abbiamo sempre avuto la certezza che utilizzassero un’attenzione maniacale negli spostamenti e negli incontri. Inoltre i nostri pedinamenti dovevano essere inevitabilmente larghi proprio per non far scattare l’allarme. E poi c’e’ un altro elemento che non deve essere ignorato”, insiste il generale.
“Io ho sempre raccomandato di non lasciare nulla di intentato, ma anche di non rischiare. Davvero si puo’ pensare che avremmo concordato la cattura in una clinica dove c’erano decine di malati con il rischio che potesse esserci un conflitto a fuoco o comunque che qualcuno potesse essere messo in pericolo?” chiede Angelosanto.
L’indagine non e’ chiusa. “E’ finita la ricerca. La vera indagine comincia adesso e la sua abitazione-covo gia’ individuata e’ soltanto l’inizio del nuovo lavoro che stiamo gia’ facendo”, conferma il generale.
Coa/Int13
Il comandante del Ros: ci umilia chi pensa a trattative segrete per arrestare Messina Denaro
Roma, 19 gen. (askanews) – “Chi pensa a trattative segrete o addirittura a una consegna concordata umilia gli investigatori e i magistrati che per anni hanno lavorato giorno e notte per catturare Matteo Messina Denaro”. Il generale dei carabinieri Pasquale Angelosanto, il comandante del Ros che lunedi’ con i suoi uomini ha arrestato il boss della mafia ricercato da trent’anni, non appare affatto colpito dai sospetti che hanno segnato l’operazione di Palermo. Ma in un’intervista al Corriere della Sera ci tiene a essere chiaro: “Sono pronto a ripetere ovunque, anche in un’aula di giustizia, quello che sto dicendo. Lo devo ai miei uomini e tutti lo dobbiamo alle vittime delle cosche”.
“Soltanto chi non conosce davvero la mafia puo’ pensare a una trattativa segreta”, spiega Angelosanto. “Messina Denaro in tutti questi anni ha vissuto lontano dalla sua cerchia stretta di familiari e conoscenti. Noi e la polizia abbiamo arrestato centinaia di fiancheggiatori ma abbiamo sempre avuto la certezza che utilizzassero un’attenzione maniacale negli spostamenti e negli incontri. Inoltre i nostri pedinamenti dovevano essere inevitabilmente larghi proprio per non far scattare l’allarme. E poi c’e’ un altro elemento che non deve essere ignorato”, insiste il generale.
“Io ho sempre raccomandato di non lasciare nulla di intentato, ma anche di non rischiare. Davvero si puo’ pensare che avremmo concordato la cattura in una clinica dove c’erano decine di malati con il rischio che potesse esserci un conflitto a fuoco o comunque che qualcuno potesse essere messo in pericolo?” chiede Angelosanto.
L’indagine non e’ chiusa. “E’ finita la ricerca. La vera indagine comincia adesso e la sua abitazione-covo gia’ individuata e’ soltanto l’inizio del nuovo lavoro che stiamo gia’ facendo”, conferma il generale.
Coa/Int13